L'importante è che la morte ci colga vivi (Marcello Marchesi)

"L'importante è che la morte ci colga vivi" (Marcello Marchesi)

venerdì 29 marzo 2013

SCOPERCHIATO IL VASO DI PANDORA DELLE TANGENTI BANCARIE

Le inchieste sul Monte dei Paschi di Siena e sui suoi dirigenti hano scoperchiato il vaso di Pandora della finanza creativa italiana e dai dati raccolti dai Pm senesi si rischia una Tangentopoli finanziaria di livelli finora inauditi, almeno per il nostro paese e non solo. Sarebbero "centinaia" i funzionari di gruppi bancari italiani ed esteri sospettati di aver intascato tangenti milionarie, dalle ricostruzioni della magistratura senese, attraverso operazioni finanziarie disastrose per i risparmiatori e fortunatissime solo per loro. D’altra parte non solo in rocca Salimbeni c’è la capacità di mettere a punto un disegno criminale del genere.
"L'Espresso", nel numero in edicola domani che esce quasi in contemporanea all’arrivo dei pm in terra elvetica alla ricerca di nuovi e sofisticati nascondigli del tesoro che farebbe capo a Gianluca Baldassarri, rivela che negli istituti finanziari della Svizzera c’è un forziere che “potrebbe nascondere le chiavi di una nuova Tangentopoli, che coinvolge anche politici e funzionari di nove Regioni e di numerosi altri Enti pubblici. La sola società Lutifin - come hanno scritto nel marzo 2010 i tecnici di Bankitalia - ha mosso cifre "eccezionali": su un singolo conto milanese sono passati "oltre 34 miliardi di euro in appena sei mesi".
All'inchiesta collabora una banca francese, Societé Generale, che segnala alle autorità il primo elenco di clienti di Lutifin, "sorprendente per la sua estensione": la lista infatti comprende "decine di banche e intermediari finanziari, prevalentemente italiani e inglesi". E tutto questo si ricava dall'analisi di un solo rapporto bancario, ma la finanziaria svizzera gestisce "decine di conti operativi" con centinaia di clienti "ancora ignoti". Se qualcuno pensava che con la fine della campagna elettorale su MPS e affari derivati si stendesse un velo di riserbo e di silenzio, è presto servito.
Secondo il settimanale, alle carte già trasmesse dalle autorità svizzere alla Procura di Milano sarebbero allegate le confessioni di tre funzionari della Lutifin. Come si legge nei verbali, le operazioni su titoli e derivati non avevano "nessuna utilità commerciale": servivano solo a "consentire il pagamento di tangenti ai funzionari di banche e società di intermediazione mobiliare (sim)". Nemmeno le agenzie di rating sospettavano tanto. Sulla carta Lutifin compra e rivende titoli "nella stessa giornata", ma i contratti sono truccati: i prezzi vengono "predeterminati" a tavolino per creare "una cresta". Risultato: banche e sim perdono montagne di soldi, ma le persone fisiche dei funzionari si fanno restituire "tra il 70 e l'80%" in nero, con "bonifici su società off-shore o consegne di contanti in Italia".
Così il "sistema Lutifin ha funzionato per oltre dieci anni": un meccanismo diabolico. La prima istruttoria si è chiusa quattro mesi fa a Milano. Per "tangenti accertate dal 2002 al 2009": un milione e 679 mila euro per Sebastian Piggott di Royal Bank of Scotland, Londra; 1.330 mila per Roberto Tarlocco e altri 1.263 mila per Pierluigi Lucchini di Banca Popolare di Lodi; 619 mila per Fulvio Pellegrini della Bcc di Roma; 573 mila per Gianpietro Colacicco, 419 mila per Fabrizio Pisu e 234 mila per Marco Ragni della Cassa Lombarda; 287 mila per Enzo Berlanda di Campisi Sim; 246 mila per Fabrizio Capanna di Bnp Paribas, sede di Londra; 234 mila per Carlo Arcari di Equita sim; 198 mila per Marco Pontiroli di Unicredit Hvb.
La Procura milanese li considera solo la punta dell'iceberg, anche se ovviamente vanno considerati innocenti fino a sentenza contraria e gli interessati si dichiarino innocenti. L'inchiesta però continua con risultati sorprendenti. Infatti il pm, nei primi atti ora pubblici, avverte che "il fenomeno è gigantesco": società offshore e conti cifrati continuano a nascondere "centinaia di beneficiari"; e Lutifin è solo una delle tante "bande finanziarie". Che "si scambiava clienti e tangenti con altre società come Ab-fin e Upf", tanto da far ipotizzare l'esistenza di una rete di criminalità economica "molto più vasta e generale".
Si ricordi che i pm di Milano infatti hanno trasmesso a Siena gli atti sulla "banda del cinque per cento" dopo aver scoperto che Lutifin aveva mediato una presunta tangente di 600 mila euro tra la tedesca Dresdner e il Montepaschi a Londra: una piccola "cresta" su una grande operazione in derivati creata per "scaricare le passività sull'altra banca". Ma ai vertici delle banche c’erano ignari presidenti e amministratori delegati che non si erano accorti di nulla: l’elenco delle responsabilità deve ancora essere scritto.

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