L'importante è che la morte ci colga vivi (Marcello Marchesi)

"L'importante è che la morte ci colga vivi" (Marcello Marchesi)

venerdì 17 febbraio 2012

CATTIVO SEGNALE? PAGA IL CANONE LO STESSO!

Ancora lavori in corso per la ricezione dei canali del digitale terrestre in tutta la Toscana e la provincia di Siena non fa eccezione. Dall’inizio dello switch off si sono contate 613 segnalazioni provenienti da tutti i 287 comuni toscani, e si stima che in 28 comuni (per un totale di 40 ripetitori) si dovranno fare interventi radicali di nuova digitalizzazione. Situazione ancora difficile in Mugello e generalmente in tutte le aree montane in particolare Cetona e Gaiole in Chianti per quanto riguarda la nostra provincia, compresa l’Amiata. Sembrerà strano, ma la situazione è difficile anche nella Valdichiana, a causa del fermo imposto al ripetitore di Monte Peglia (Umbria). Dopo i primi giorni di segnale accettabile, molte segnalazioni sono arrivate da Sinalunga. Addirittura in certe zone, anche del lato aretino, il segnale sembra scomparso e la colpa non è sempre della cattiva ricezione dei televisori o del puntamento sbagliato delle antenne. Anche in città a Siena, prima della nevicata, si sono registrati diversi problemi di ricezione del segnale. In particolare quasi tutti i giorni spariscono in gran parte delle abitazioni tutti i segnali dei canali della Rai per lungo tempo. Mentre durante la visione dei programmi può tranquillamente capitare che l’immagine si blocchi mentre l’audio continua a scorrere, o che addirittura il video si sgrani in tanti quadretti scomposti. Meno male che la tecnologia doveva migliorare la qualità della nostra vita! Situazioni difficili aperte alla fine di gennaio 2012: secondo il presidente dell’Uncem (Unione comuni montani) della Toscana in tutta la regione ci sono ancora 58 ripetitori da attivare, ma è probabile che manchino i soldi. Valdisieve: a Londa niente tv pubblica da due settimane per mancata assegnazione del ripetitore. Arezzo: Federconsumatori cittadini pronti a autoriduzione del canone, Rai al buio in città per 5000 cittadini. Monte Cetona: prove in corso per tentare di dare un segnale accettabile. Proprio perché il problema più grande rimane la cattiva ricezione dei canali Rai, molti utenti hanno protestato e qualcuno ha anche invocato la minaccia di non pagare il canone. Per reagire contro questa possibilità data ai cittadini l’ultima riforma del sistema televisivo e, in generale, delle telecomunicazioni chiamata legge Gasparri ha confermato l’obbligatorietà del pagamento non per l’uso ma per il possesso di televisori. Ma a cosa serve il canone? Premesso che, dalla sua introduzione a oggi, questa tassa ha cambiato significato più volte, la legge del 2004 voluta dal governo Berlusconi in questo è stata molto esplicita. Il pagamento del canone serve a mettere in vantaggio la Rai nei confronti della concorrenza nel reperire le risorse economiche per la conduzione aziendale. Per questo lo squilibrio creato artificialmente dalla legge deve essere aggiustato. Da chi? dalla legge stessa. Infatti alla Rai viene messo un tetto alla raccolta pubblicitaria, per cui non importa quanta audience l’emittente di Stato raccolga o meno. Arrivata a una certa quantità di soldi incassati dagli inserzionisti non può accettare altri investimenti pubblicitari, che così devono per forza essere dirottati verso le altre emittenti, tra le quali Mediaset fa ovviamente la parte del leone introitando la stragrande percentuale degli investimenti delle aziende (o dello Stato stesso attraverso la sua pubblicità istituzionale). Anzi. La legge Gasparri, con un meccanismo chiamato Sic (sistema integrato delle comunicazioni), mette nello stesso calderone la raccolta pubblicitaria televisiva e quella degli altri media (stampa, cinema, affissioni, ecc): di fatto i numeri ci dicono che Mediaset è in posizione dominante, quasi monopolistica, sempre più stringente dal 2004 a oggi e che, artatamente, le risorse verso i media alternativi alla televisione, sono artificialmente drenati verso il media principale del nostro tempo . Chi ci viene a raccontare che l’Italia vive in un sistema economico liberista dove comanda il mercato, ci fa sbellicare dalle risate: che si dividano la torta pubblicitaria senza farci pagare nulla. Qualcuno, già ricco, lo sarebbe un po’ meno, qualche cantante o attore (o calciatore)prenderebbe ingaggi più leggeri, ma in tasca a moltissime famiglie rimarrebbero i soldini del canone risparmiato.  

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