L'importante è che la morte ci colga vivi (Marcello Marchesi)

"L'importante è che la morte ci colga vivi" (Marcello Marchesi)

lunedì 8 aprile 2013

LA DEPUTAZIONE DEI NOMINATI

Questa Deputazione di nominati al vertice della Fondazione MPS il prossimo 11 aprile deciderà impunemente di completare l’opera di distruzione avviata dopo la metà degli anni Duemila con un nuovo statuto autoreferenziale, come lo statuto precedente era. Una congrega che non deve rispondere a nessuno, capace di distruggere molti miliardi di valore che non ci stupiremmo se, dopo una attenta contabilità che si potrà eseguire solo quando questi signori se ne saranno andati via, arriverà a sfiorare i dieci miliardi di euro. Centoottantacinquemila euro a testa per ogni abitante del comune di Siena. Complimenti a tutti, anche a chi ha usufruito a suo tempo del potere di nomina e oggi si guarda bene dal chiedere spiegazioni e invocare provvedimenti o dimissioni, dal presidente della Provincia alla Curia senese, alla Regione Toscana e via dicendo.
Così questa deputazione, che parla con una sola voce (e quindi sono tutti d’accordo al suo interno), dopo aver fatto finta di condividere una bozza di statuto che non spiega e cambia nulla con la città tirerà le sue conclusioni. Conclusioni che ha già preparato. Al posto del Sindaco di Siena ci saranno altri soggetti che nomineranno i nuovi amministratori, per togliere il potere alla politica. Ma se vediamo che dall’associazionismo invocato si esprimono possibili candidati del Pd per le prossime amministrative (come l’Udi per Francesca Vannozzi, come Gianni Castagnini o Piero Ricci in queste ore) si capisce che si sta solo rigirando la frittata e che le maglie del vecchio potere senese sono ancora stringenti.
D’altra parte, la Deputazione che pensa oggi di diversificare gli investimenti patrimoniali è la stessa che negli ultimi anni li ha svenduti (le minusvalenze registrate nei conti significano proprio quello) per concentrarsi sul titolo di Rocca Salimbeni. La Deputazione che caccia la politica dalla porta è la stessa che è stata nominata dalla politica del partito di maggioranza assoluta dal secondo dopoguerra ad oggi, per questo non può fare altro che farla rientrare dalla finestra. Il tema della cattiva politica è sempre stringente, attuale. Non c’è bisogno di cambiare le regole, ma di applicarle correttamente (anche con qualche modifica) e di vegliare e di punire. Perché nella vicenda Fondazione sembra che chi ha sbagliato non debba pagare. Né personalmente né come portatore di interessi diversi e mai chiariti. Mancini il 3 dicembre 2011 aveva chiaramente affermato che “i consigli comunale e provinciale erano al corrente della situazione, conoscevano esattamente la capacità finanziaria della Fondazione e ci hanno ordinato lo stesso di procedere sulla strada dell’aumento di capitale nella scorsa primavera”.
Eppure in vario modo tutti questi amministratori pubblici, che non hanno mai smentito le parole di Mancini, sono protagonisti delle prossime elezioni comunali. Così si sta facendo strada un’ipotesi  di alternativa radicale, cioè che lo Stato assuma “il controllo temporaneo di una Fondazione che ha così palesemente fallito la propria missione: sarebbe la logica conseguenza del fatto che il solo cespite di rilievo della Fondazione è una banca che senza lo Stato sarebbe affondata”  come già scritto dal Corriere della Sera. Ma il tempo stringe e ogni esitazione potrebbe rovinare i piani portati avanti da Alessandro Profumo. Verso una strada ancora più ignota di quella che ha condotto banca e città fino a qui.

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