L'importante è che la morte ci colga vivi (Marcello Marchesi)

"L'importante è che la morte ci colga vivi" (Marcello Marchesi)

venerdì 9 dicembre 2011

LIBERALIZZAZIONI, SIGH!

LEXDC COMMENTA UN ARTICOLO DI SILVIO BOCCALATTE SU CHICAGO BLOG



http://www.chicago-blog.it/2011/12/07/manovra-monti-professioni-intellettuali-c%e2%80%99e-bisogno-di-liberta-non-di-caos-di-silvio-boccalatte/comment-page-1/#comment-25624 



un invito a riflettere sulle liberalizzazioni e le leggi che le "regolano", come dice l'articolo, in maniera disarmonica. il settore dei pubblici esercizi (bar) non ha avuto alcun beneficio dalla liberalizzazione: i prezzi non sono diminuiti, la qualità non è aumentata, l'improvvisazione regna sovrana peggi di prima, gli strumenti di lavoro sono smpre più precari perchè precaria è la vita delle aziende del settore. Un settore che prima produceva ricchezza per i suoi occupati  e per il suo indotto e adesso è solo una corsa a spendere meno: per gli arredi, per la sicurezza, per la qualità mentre il consumatore non ha ottenuto niente, anzi si va verso la massificazione delle proposte industriali che limiterà le scelte dei consumatori come succede nelle catene di supermercati di proprietà francese dove la baguette scongelata ha preso il posto del pane nazionale. Audiovisivi: con al liberalizzazione abbiamo Coop, Autogrill e centri commerciali che vendono solo dischi di compilation o artisti che passano attraverso la catena pubblicitaria, e sono spariti i negozi di dischi, che facevano cultura, tendenza in cui artisti fuori dal circuito commerciale (Sanremo, case discografiche majors, clan tipo Cecchetto) potevano crearsi un pubblico. Distrutta la qualità per creare una oligarchia del mercato musicale che impone i suoi modelli consumistici: la tv fa Amici, il vincitore fa il disco, il giornale scandalistico fa lo scoop; così si è condizionata in peggio la vita delle persone. Editoria: Coop, Autogrill e grande distribuzione (compreso Mondadori e Feltrinelli) hanno ucciso le librerie, punto di incontro dove il libraio era fonte di sapere e creava un pubblico di lettori. Non c'è scelta se non fra i titoli pubblicizzati dai canali interessati! Ora Giannino stesso, se scrive un libro, è condannato a cercare il successo commerciale dell'opera attraverso la pubblicità del circuito commerciale, come Stella. Si omologano i gusti, si massificano le tendenze esattamente il contrario di quello che dovrebbe creare il dibattito letterario. E infatti l'unico mezzo di libera espressione che è rimasto è questo cavolo di internet: mi state leggendo! 

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