L'importante è che la morte ci colga vivi (Marcello Marchesi)

"L'importante è che la morte ci colga vivi" (Marcello Marchesi)

giovedì 20 dicembre 2012

NUCLEARE: IL RITORNO

Energia nucleare: non bisogna mai abbassare la guardia, gli interessi economici che la lobby del nucleare è in grado di muovere sono immensi e, nonostante le sonore bocciature popolari che l’uso dell’atomo per produrre energia elettrica trova in ogni angolo del mondo o quasi, si ritorna sempre punto e a capo. In questi giorni le elezioni giapponesi hanno riportato al governo il partito liberaldemocratico, e subito il nuovo/vecchio primo ministro Shizo Abe, già disastrosamente al governo nel 2006-07, ha dichiarato che ritornerà indietro sulle decisioni prese nel suo paese all’indomani del disastro di Fukushima. Subito in borsa sono risalite le quotazioni del settore energetico, ignorando completamente l’opinione della società civile. E, come avevamo scritto lo scorso anno, stanno venendo fuori le bugie sul “costo” del nucleare. Sulla costruzione della centrale finlandese di Olkiluoto, costruita con la tecnologia Epr che Berlusconi, l’Enel e Areva volevano sperimentare in Italia, l’amministratore delegato di Areva, Luc Oursel, ha reso noto la settimana scorsa che il costo della centrale è lievitato negli anni da 3,2 miliardi nel 2005 a oltre 8 miliardi. Inoltre benché fosse prevista l’entrata in esercizio nel 2009 non si stima che riuscirà a entrare in servizio solo nel prossimo anno. Un flop industriale gigantesco che pagheranno i contribuenti finlandesi con l’aggravio delle bollette energetiche. Nel frattempo il partner Siemens si è eclissato. L’altra centrale di Flamanville è in una situazione simile, tanto che enel è uscita recentemente dal consorzio con Areva, proprio per la moltiplicazione dei costi di realizzazione dell’impianto. Costi che si rifletteranno negativamente sulle bollette, visto che il conto è sempre a carico del cliente. Secondo  Greenpeace “l’energia nucleare che verrà qui prodotta sarà più cara di quella generata dalle centrali eoliche. L’organizzazione stima infatti un costo di produzione dell’Epr di 100 euro contro 82 per MWh per l'energia eolica onshore (feed-in tariff)”. Molto più di quanto previsto a inizio 2012 dalla Corte dei conti francese, che aveva stimato un costo di erogato (futuro) di Flamanville tra 70 e 90 euro per MWh. Tuttavia, non sapendo Oursel quanto effettivamente sarà costata la centrale, anche queste stime possono essere solo palliative. Eppure, nel 2008 i dati errati forniti da Areva avevano fatto scrivere alla stessa Corte dei Conti che il costo totale si sarebbe aggirato su 55 euro a MWh, sulla base di un costo di costruzione di 4 miliardi di euro, mentre ora si pensa che si arriverà ad otto. Eppure Areva sta cercando di vendere centrali chiavi in mano in giro per il mondo. Dopo i due altri reattori dello stesso tipo in costruzione a Taishan, in Cina, per la Cina Guangdong Nuclear Power Holding Corp., sono previste altre commesse in Gran Bretagna, Cina e India, dove Areva è l’unica a presentarsi per questo tipo di tecnologia. In più si vorrebbero iscrivere al nucleare civile anche Polonia, Arabia Saudita, Sud Africa, Regno Unito, Paesi Bassi, Svezia, Repubblica Ceca; ma le incertezze su costi, risultati e sicurezza hanno dilatato molto i tempi decisionali.

COMIECO E IL REGIME PUBBLICITARIO

MERCOLEDI' 19 DICEMBRE-

ITALIA UNO, DOPO LE 11 DEL MATTINO, TRA UN FILM POLIZIESCO E UNA PUNTATA SUCCESSIVA DELLO STESSO, PASSA LA PUBBLICITA' DI COMIECO


COSI' SEMPLICEMENTE.

COMIECO NON VENDE NULLA, NON CHIEDE AL TELESPETTATORE UNA ADESIONE AD ALCUNCHE'.

COMIECO E' SOLO UN CONSORZIO NAZIONALE CHE NON OPERA SUI MERCATI E CHE NON HA CONCORRENZA. NON CHIEDE NEMMENO AL TELESPETTATORE DI CURARE LA RACCOLTA DIFFERENZIATA.

"Il Consorzio Comieco ha come compito istituzionale il raggiungimento degli obiettivi di riciclo fissati dalla normativa comunitaria e recepiti dalla legislazione nazionale. A Comieco aderiscono circa 3.400 imprese della filiera cartaria dell’imballaggio. Per realizzare questi obiettivi il Consorzio ha sottoscritto convenzioni sulla raccolta differenziata che coinvolgono l’80% dei Comuni e oltre 52 milioni di Italiani".

E' SOLO LO SPONSOR DEL FILM.

PUBBLICITA' INUTILE ... O UTILE SOLTANTO PER L'OBOLO VERSATO ALLE TASCHE DELLA PUBBLICITARIA DEL BERLUSKAZZ?

IL REGIME PUBBLICITARIO NON E' MAI FINITO, QUESTO CHE CHI PENSAVA CHE IL GOVERNO MONTI NON FOSSE SOLO L'IMMAGINE PRESENTABILE DEL REGIME STESSO.

domenica 9 dicembre 2012

GRANDE CAOS NELLA MANCATA ABOLIZIONE DELLE PROVINCE

Nel caos della fine annunciata del governo Monti, non ci si è quasi accorti che una grande confusione legislativa sta riempiendo di emendamenti l’inutile legge sul riordino delle province. Due sono le novità degli ultimissimi giorni, il cambiamento del criterio di accorpamento e la mancata promulgazione del dl riordinativo della materia.  Infatti alla prima commissione affari costituzionali del Senato, presieduta da Enzo Bianco, Pd, ne è stato infatti presentato uno che stabilisce un nuovo criterio per la determinazione del capoluogo. Non più si prenderebbe in considerazione la città più popolosa, per determinare il nuovo capoluogo, ma la provincia più popolosa. Che nel nostro caso sarebbe Siena, che con 270 mila abitanti prevale su Grosseto di solo 228.514 abitanti. Di conseguenza, giusto per rimanere nella Toscana, sarebbe Pisa a prendere il sopravvento su Livorno, in quanto forte di 411mila abitanti contro 343.000 circa presenti nel territorio livornese. L’altra novità, come se non fosse sufficiente è uno studio molto preciso, realizzato dal dipartimento delle Riforme del Ministero della Funzione Pubblica del governo e reso pubblico dall’agenzia Ansa. In questo documento si prevede che dalla mancata conversione in legge del provvedimento, vista la caduta del governo, che oltre ai mancati risparmi, “la lievitazione dei costi a carico di Comuni e Regioni e il blocco della riorganizzazione periferica dello Stato”. Ovvero, esaminando il punto di vista operativo, il blocco della legge  comporterà “un periodo di incertezza per l’esercizio di funzioni fondamentali per i cittadini come la manutenzione delle scuole superiori e strade, la gestione rifiuti e la tutela idrogeologica e ambientale”. Un marasma in cui, in assenza di una regolamentazione della materia, la politica potrebbe sguazzare in difesa dei propri privilegi. La previsione del documento è, infatti, che“I perimetri e le dimensioni delle province resterebbero quelli attuali  (mancata fine di 35 province) e verrebbe meno l’individuazione delle funzioni ‘di area vasta’ come funzioni fondamentali delle province, sicché le province restano titolari di sole funzioni di indirizzo e coordinamento”. Da cui deriverebbe che “le Regioni dovranno emanare entro la fine di quest’anno leggi per riallocare le funzioni tra Comuni e Regioni medesime. Non potendo allocare le attuali funzioni provinciali a livello comunale, trattandosi per l’appunto di funzioni di area vasta e quindi di livello sovracomunale, ciò comporterà – affermano gli esperti – tendenzialmente la devoluzione delle funzioni alle Regioni con conseguente lievitazione dei costi per il personale (il personale regionale costa più di quello provinciale e comunale) e la probabile costituzione di costose agenzie e società strumentali per l’esercizio delle funzioni”. E se“le Regioni non provvedessero, lo Stato dovrà intervenire in via sostitutiva, quindi bisognerà valutare Regione per Regione come riallocare le funzioni ora esercitate dalle province”. Inoltre, “le Regioni hanno delegato alle province numerose funzioni proprie: a questo punto le deleghe dovrebbero essere ritirate”. Nel rapporto si fa notare che il mancato riordino delle Province “si riflette sulla riorganizzazione dell’amministrazione periferica dello Stato e sui risparmi alla stessa collegati. Infatti, gli uffici periferici dello Stato sono organizzati tendenzialmente su base provinciale e il loro mancato riordino quindi rende problematica l’attuazione della riorganizzazione degli uffici periferici”. C’è da ricordare che è in atto un ricorso alla Corte Costituzionale: il decreto Salva-Italia è stato impugnato, per cui “se la Corte dovesse accogliere i ricorsi, le province avrebbero tutte le funzioni attuali (e non solo quelle di area vasta) e non sarebbero nemmeno ridotte di numero. Naturalmente – ci tengono a sottolineare i tecnici del governo – un rischio di incostituzionalità grava anche sul decreto in esame sotto il profilo della forma e del procedimento usati per il riordino”. Grande caos della politica sotto il cielo: se si volevano ottenre ottimizzazione e risparmi per la Pubblica Amministrazione, bastava semplicemente eliminare tutte le province e mandare a casa una pletora di amministratori succhia soldi. Invece con questi pasticci all’italiana si è fatta una guerra mettendo tutti contro tutti per non combinare nulla.



martedì 4 dicembre 2012

OUI TAV: ANCHE HOLLANDE SI PIEGA ALLESERCIZIO DELL' INUTILITA'

Tav, Italia e Francia concordano: e' "una grande infrastruttura", e' una "iniziativa per la crescita". A pochi chilometri dalla prefettura di Lione si verificano anche momenti di tensione, con la polizia che interviene con gli spray urticanti per calmare circa un migliaio di manifestanti; Mario Monti e Francois Hollande, invece, puntano proprio sulla realizzazione dell'Alta velocita' per rilanciare "un'altra idea di Europa". "E' in gioco" l'idea di un'Europa che investa in se stessa, che preveda anche un aumento di budget, che punti dritto sulla unione bancaria e sull'accordo sul bilancio "senza altri rinvii" ma attraverso "soluzioni concrete" (AGI).

Le lobby affaristiche delle due parti delle alpi insistono che la realizzazione della Tav Torino-Lione incrementerà il Pil dei due paesi. Si guarda a un minimo vantaggio di oggi per nonn vedere i danni irreparabili di domani.
Pil: l'esercizio dell' inutilità dell'economia.

domenica 2 dicembre 2012

LA MIRABOLANTE SANITA' TOSCANA - ALTRO CHE FIORE ALL'OCCHIELLO!

I cittadini si sono accorti che dall’inizio di settembre la  Regione Toscana applica un contributo fisso di 10 euro per la digitalizzazione delle procedure diagnostiche per immagini (Rm, Tc, scintigrafie, radiografie, ecografie), praticamente a tutti i pazienti che ne hanno necessità, a prescindere o quasi perfino dalla condizione economica. Se la digitalizzazione doveva essere un passo sulla strada della qualità del servizio ma anche potesse avere una valenza di risparmio economico per l’Ente sanitario, l’insuccesso è clamoroso. Da una parte una lastra lo è per sempre, e a distanza di anni è ancora paragonabile e sovrapponibile a una lastra più recente. Provate invece con un dischetto e sperate che nel frattempo la tecnologia non cambi e il vostro cd diventi obsoleto e illeggibile per computer appena più recenti. Sul ticket si sono abbattuti gli strali delle Associazioni come Cittadinanzattiva: “Il contributo di 10 euro per il ritiro del referto di esami con immagini è particolarmente iniquo – ha detto al Corriere della Sera Domenico Gioffrè responsabile di Cittadinanzattiva/Tribunale per i diritti del malato della regione Toscana -. Colpisce tutti qualunque sia il reddito, salvo alcune categorie protette. Non si può chiedere persino questo, non trattandosi nemmeno di prestazione sanitaria vera e propria, tanto che il suo inserimento nella delibera n. 753 del 10 agosto 2012 risulta incoerente con lo stesso provvedimento che rimodula i livelli di compartecipazione ai costi delle prestazioni sanitarie. Pagare la digitalizzazione degli esami con immagini equivale a portare il gesso a scuola, altrimenti non si può far lezione. Siamo davvero arrivati a questo punto?» Il consiglio regionale nel mese di ottobre all’unanimità aveva  votato una mozione perché si togliesse il balzello almeno per i malati oncologici, ma è rimasto lettera morta. Non è un momento facile per la Sanità regionale e per il presidente Rossi (che prima di diventare presidente era stato, appunto, assessore alla Sanità), alle prese con la contestazione sull’Ospedale dell’Isola d’Elba (e le ventilate dimissioni del sindaco di Portoferraio), la richiesta di Sel di intervenire sugli sprechi milionari nella gestione dello smaltimento dei rifiuti sanitari, lo spreco legale delle Società della Salute. E un balzello sulle radiografie: come bearsi dell’innovazione con i soldi dei cittadini, tassando i malati. Una diminuzione prevista di 500 milioni di risorse per il settore nei prossimi tre anni dovrebbe colpire gli emolumenti dei poltronisti e non i diritti di chi soffre. Tra Asl, Società della Salute, aziende ospedaliere, Estav, soggetti di cura e ricerca non ci sono abbastanza sprechi da poter contenere?

LA SCELLERATA RICONVERSIONE DELLO ZUCCHERIFICIO SADAM

Lo scorso 6 novembre, presso l’Hotel Planet di Rigutino, la PowerCrop, in ottemperanza alle disposizioni di legge in materia, ha presentato pubblicamente il progetto di riconversione c.d. “Polo per le energie rinnovabili di Castiglion Fiorentino”, che riguarda il recupero dell’area dell’ex zuccherificio Sadam. La Cisl era presente all’evento con il Segretario Generale della Fai-Cisl Augusto Cianfoni, il Generale della Cisl di Arezzo Marco Salvini, il Segretario Generale della Fai-Cisl Toscana Giampiero Giampieri, il Segretario Provinciale Fai-Cisl Patrizio Giorni e tutti i delegati RSU. Perché la riconversione dell’impianto a centrale elettrica a biomasse potrebbe avere “una ricaduta occupazionale positiva di circa 450 unità (fra occupazione diretta ed indiretta), quindi un’opportunità importante di sviluppo per il settore agricolo; una soluzione per favorire, mediante la fornitura di energia elettrica a basso costo, l’insediamento di altre realtà agroindustriali e,soprattutto, uno strumento attraverso il quale reimpiegare tutto il personale dell’ex zuccherificio in attesa, da oltre 6 anni, di una risposta in merito al proprio futuro lavorativo”. Ma non tutti sono d’accordo. Le “ricadute”, come si è sperimentato in altre realtà nel Belpaese potrebbero venire da inquinamento tossico generato dall’impianto. Tale, ad esempio, è la posizione di Rifondazione Comunista di Arezzo: “E così la PowerCrop ha presentato ufficialmente il progetto di riconversione dell’ex zuccherificio Sadam in inceneritore (perché questo è il vero nome … e non centrale) a biomasse. A parte la furbesca localizzazione a Poggio Ciliegio - sull’uscio di casa di un altro comune e sulla quale avremo occasione di tornare al momento opportuno per scovarne le ambiguità – quello che ci preme sottolineare è che un impianto a combustione di tali esagerate dimensioni spazzerà via in un colpo solo tutte le caratteristiche peculiari di quella meravigliosa zona della Valdichiana: gli allevamenti di qualità, l’agricoltura di pregio con i rispettivi marchi DOC-DOP-IGT e gli agriturismi subiranno – a nostro parere - un danno tremendo da un’industria insalubre ed altamente inquinante che sfregerà per sempre l’immagine della nostra vallata. Immaginatevi un via-vai continuo di camion a gasolio che porteranno nel sito ogni anno 50.000 t. di girasole - pari a circa 25.000 ettari di terreni - ubicati ad una distanza media (media…) di 150 km in linea d’aria, corrispondenti - con correzione per tortuosità - a 300 km…altro che filiera corta di 70 km! Le 50.000 t/a saranno poi trasformate in 20.000 t/a di olio ed in 30.000 t/a di panello secco: l’olio verrà bruciato con un rendimento energetico non oltre il 40%, mentre il panello sarà incenerito (con l’aggiunta di 10.000 t. di granella di mais) con un rendimento energetico di circa il 27%: sono proprio queste scarse percentuali che fanno definire l’impianto della PowerCrop un inceneritore e non una centrale. Senza i vergognosi e famosi incentivi che favoriscono questo tipo di industrie e che distorcono il mercato, i capitani coraggiosi che s’imbarcano nell’impresa scapperebbero a gambe levate! Ma una cosa la promettiamo solennemente, senza se e senza ma: essendo noi ferocemente contrari a tale tipo di riconversione (la legge 81 prevedeva di presentare almeno 3 ipotesi alternative di riconversione, che avrebbero comunque risposto al sacrosanto diritto dei lavoratori ex Sadam ad essere reintegrati al lavoro ed anzi di creare ulteriore lavoro “pulito”) faremo di tutto – proprio di tutto – per impedire la concretizzazione di uno scempio di tal fatta!”.


sabato 1 dicembre 2012

PROVINCE DA ABOLIRE: PERCHE' SIENA USCIRA' DI SCENA

SIENA. Non si può negare che per salvare dalla cancellazione la propria provincia ogni territorio abbia buone ragioni e valide argomentazioni; altrettanto non si deve negare che l’interesse generale (risparmi veri per la spesa pubblica) deve essere prevalente in ogni caso. Domenica mattina a Matera si è svolta la manifestazione di protesta contro l’abolizione della seconda provincia lucana e l’incorporamento in quella di Potenza. Con i gonfaloni dei 33 comuni che compongono l’ente, per le strade della “Città dei Sassi” si è snodato un lungo corteo, con tanto di ripresa televisiva, andata in onda su Rainews. Una manifestazione politica che spiega bene come l’errore di non aver abolito tout court tutto il sistema delle province in favore del mostro amministrativo partorito dal governo Monti sia gravissimo. Infatti l’abolizione della provincia di Matera renderà Potenza un ente di 10.000 kmq in perfetta sovrapposizione con la Regione Basilicata: il massimo dell’inutilità di ente! C’è da dire che anche la regione Umbria coinciderà con la provincia di Perugia: l’equilibrismo del governo nel cercare di scontentare tutti ha prodotto una riforma qualunquistica, che porterà si qualche risparmio, ma senza cogliere la sostanza della riforma che poteva essere veramente importante. Si sarebbe dato uno scrollone al carrierismo politico degli apparati, si sarebbe risparmiato su spese inutili che non smuovono il Pil, si sarebbero chiusi più di un centinaio di carrozzoni del consenso localistico, si sarebbero liberate risorse notevoli per lo sviluppo da un lato e il mantenimento dello stato sociale dall’altra. Le idee sulla politica in campo di decentramento, regionalismo e centralità del governo nazionale sono molto confuse, e hanno seguito negli ultimi venti anni le indicazioni di rinnovamento nate con la Lega Nord. Un terreno dove Bossi & C. sono stati a lungo inseguiti, ma senza una idea di Stato alla base. Cosicché dopo aver delegato tante funzioni agli enti locali, a Roma hanno scoperto che tutto ciò mina alla base il potere delle nomenclature romane dei partiti, favorendo la nascita di nuovi esponenti politici indipendenti dalle correnti e dai comitati della capitale. Un discorso difficile, ma su cui si dovrà tornare, e comunque le province salve più quelle nuove subiranno un importante declassamento in materia di importanza e poteri effettivi che tanto valeva abolirle in un colpo solo ed evitare queste mortificanti discussioni sulla legittimità storica dell’essere provincia. Con gli stessi argomenti addotti, si potrebbe richiedere che Siena e Grosseto siano associate allo stato Italiano come Repubblica, basta andare un altro poco indietro nel tempo. Intanto a Siena si tenta un disperato colpo di coda, per non scivolare verso l’accorpamento con Grosseto: finalmente si manifesta. Proclami sui media, tanti fino a oggi. Ma non servirà a nulla, se non a posticipare le inevitabili discussioni sui nuovi equilibri in fondazione. Gli equilibri romani non verranno scossi dal “separatismo” senese e nelle stanze del potere si sa benissimo. La legge 7 agosto 2012 n. 135 ha convertito il decreto legge 6 luglio 2012 “Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini (nonché misure di rafforzamento patrimoniale delle imprese del settore bancario)”. Due cose che apparentemente non ci “azzeccano” fra di loro: province e MPS, l’unico beneficiario del provvedimento finanziario. O no? Da una parte si definisce l’ambito e i tempi tecnici dell’accorpamento delle province e delle prefetture (Titolo IV, art. 17 e seguenti); da un’altra, giusto sul finire del testo legislativo (Titolo V bis, art 23 sexies), si realizza l’emissione degli strumenti finanziari di sottoscrizione chiamati comunemente i “Monti bond” su “specifica richiesta di Banca Monte dei Paschi di Siena Spa”. Tutto nella stessa legge. Una coincidenza davvero stupefacente. Il via libera della camera è stato votato con 371 si, 86 no e 22 astenuti, con il voto del PD che in un colpo solo ha ottenuto la salvezza della banca e la fine della provincia: come potevano opporsi i rappresentanti senesi in Parlamento a qualcosa più grande di loro, non è dato sapere.

CASAFORTE, LA CLASSICA OPERAZIONE FINANZIARIA DEL TRACOLLO BANCARIO

Il pasticcio deve essere veramente brutto se un Senatore della Repubblica, Elio Lannutti (che dall’alto dei suoi diritti non teme gli strali della querela facile) si permette dei toni ai quali mancherebbe solo la richiesta di dimissioni di Giuseppe Mussari da presidente dell’Abi. "I clienti del Monte dei Paschi di Siena che hanno comprato obbligazioni Casaforte Classe A scopriranno presto che la cedola semestrale in scadenza rende meno del 2% e quella successiva potrebbe addirittura scendere all'1,4%. Dati drammatici, visto che la scadenza finale è nel 2040. Mps ha perso quasi l'80% del proprio valore e i Monti-bond sono saliti a 3,9 miliardi di euro. Il Governo intervenga subito", si legge nel comunciato stampa diffuso dall’IdV. "Il Gruppo Mps – si aggiunge - ha ceduto i proprio sportelli ad un consorzio, che ha acquistato gli immobili per 1,674 miliardi grazie ad un mutuo della stessa banca. Il Monte dei Paschi di Siena, però, non appare creditore del consorzio e quindi ha finanziato una 'stichting' (nei Paesi Bassi persona giuridica sul modello di una fondazione,  ndr) olandese che ha utilizzato il prestito per costituire Casaforte, una srl subito pronta ad acquistare il credito. Così il consorzio riversa a sua volta gli affitti degli sportelli alla società, in una ragnatela aziendale per nulla trasparente. Intanto, prima della chiusura di bilancio, Mps ha collocato al pubblico dei clienti ben 1,536 miliardi di obbligazioni Casaforte e 133 milioni presso gli investitori istituzionali. Lo stesso emittente ha stimato che il bond è illiquido e rischioso e che nell'89% dei casi renderà, alla scadenza, quanto un titolo liquido e privo di rischio come BTP emessi dal Tesoro italiano. Per giunta Mps può riacquisire gli immobili a valore di perizia, lasciando così gli investitori con un pugno di mosche in mano. Il Governo - conclude Lannutti - si attivi per evitare che le banche possano continuare impunemente a frodare i risparmiatori". L’uomo della strada, leggendo queste parole, sentirà salire il puzzo della truffa? Certo è che, come ormai anni di bilanci hanno acclarato, MPS non aveva alcuna capacità finanziaria di comprarsi Antonveneta e che il buco enorme, che tanti hanno calcolato in almeno 17 miliardi complessivi tra quello dichiarato e le sorprese su quello che c’era dentro la scatola padovana si è mangiato la storia di Siena. Casaforte, se la ricostruzione di Lannutti dovesse essere confermata dalla magistratura (che non può esimersi dall’aprire un fascicolo), non sarebbe altro che un patetico tentativo di nascondere un errore clamoroso inventando architetture finanziarie sul nulla per creare utili fittizzi come la moda dei derivati e dei sub prime americani ha insegnato, sperando che l’economia andasse a tasso positivo per sempre, così da nascondere e ruminare le magagne arriviste e insopportabili di uno che “fare il banchiere non è il mio mestiere”. E che rendono la vendita di un immobile per utilizzare la plusvalenza come utile trimestrale un giochetto per ragazzi. "Penso che abbiano compreso, penso proprio di sì, se dicessi di no sarei offensivo", ha detto Alessandro Profumo a Milano, rispondendo alla domanda se la città di Siena abbia compreso la complessità della situazione del Monte dei Paschi. Ci verrebbe voglia di dirgli che lo avevamo capito prima che lui fosse catapultato in Rocca Salimbeni, e ci verrebbe voglia di chiedergli perché ogni giorno che passa, mentre chiede una cortina di silenzio intorno alla banca, non facciano altro che venir fuori novità sempre peggiori, un pozzo di San Patrizio di affari maleodoranti. Quando verrà a raccontarci che non basteranno nemmeno i 500 milioni che ha chiesto di Monti bond lunedì scorso? Invece di questo balletto di “aiuti di Stato” senza personalità giuridica e finanziaria al punto che la UE non trova il meccanismo tecnico per accettarli senza creare un precedente devastante, sarebbe il caso di nazionalizzare MPS (come Dexia in Belgio dove l’intervento pubblico è palese) facendo fuori la congrega politica che lo ha messo a capo dell’istituto e ripartire con una pulizia totale, con la pubblicazione dei documenti e la verifica delle responsabilità.

LA DISTRUZIONE URBANISTICA DI SIENA. ALLUVIONABILE ED ALLUVIONATA

La chiusura di un tratto della risalita dell’Antiporto riapre un annoso e inquietante problema. Le strutture pubbliche della città, quando piove e ultimamente piove con inconsueta intensità come i modelli sul cambiamento climatico in atto andavano prevedendo, diventano pericolose o inutilizzabili. I parcheggi mostrano infiltrazioni importanti, praticamente tutti quelli che sono stati costruiti negli ultimi anni, perfino quello della Colonna di S.Marco, benché ancora non aperto al pubblico per problemi burocratici. Chi ha controllato l’edificazione di tutto ciò? C’è un filo sottile che lega insieme tutte queste cose, ed è la trascuratezza con cui più di venti anni di edilizia cittadina siano stati trattati da chi deteneva il potere. Ultimo, ma non meno importante, il palazzo nuovo della Provincia, che non è terminato proprio per la voluta sottovalutazione del problema idrogeologico. L’area, la vallata del Riluogo, è una delle zone più storicamente ricche d’acqua della città. Le particolari caratteristiche tecniche con cui vanno costruiti gli edifici pubblici non rendevano conveniente edificare il palazzo pubblico in quell’area. Eppure si è deciso di farlo lo stesso, con una miopia enorme e con un danno per le casse pubbliche per i costi supplementari per contenere le infiltrazioni d’acqua che in altre aree non esistono. Poco più a monte, l’area occupata dall’Edificio Lineare, in quanto a errori di programmazione urbanistica e di progettazione, è un esempio quasi irripetibile. Distruzione di un valore urbanistico come la Stazione ferroviaria “progettata da Angiolo Mazzoni e inaugurata nel 1935, fu uno dei complessi architettonici più famosi del tardofuturismo italiano, ma anche una delle architetture più razionalmente inserite nell'ideologia culturale degli anni Trenta”. L’unico monumento “contemporaneo” di Siena, che fino al 1945 era una città all’avanguardia della modernità, fu semidistrutto dai bombardamenti alleati nella seconda guerra mondiale. Per essere  ricostruito malamente, mescolando funzioni e spazi fino a rendere pressoché irriconoscibile il progetto originario. Così da poterne contrabbandare una ristrutturazione ignorante con il plauso del popolino. Un furor di potere bulimico completato con un colabrodo pesante e opprimente, figlio della massimizzazione del profitto. Una struttura che nella giornata odierna presenta una scala mobile non completamente percorribile, con pesanti infiltrazioni di acqua inquietanti, seppur nascoste da controsoffittature ormai evanescenti. E mentre i politici si fanno la bocca buona con la riapertura dei lavori presso la nuova Caserma dei Vigili del Fuoco, passa sotto silenzio il lavoro, appena del 2010, che descrive la pericolosità del Riluogo in quel posto. Il comune di Siena ha incaricato l’Ing. Claudio Lombardi per uno studio idrogeologico in cui “si segnala: - un incremento dell’area esondabile per Tr≥200 anni nei pressi della nuova caserma dei Vigili del Fuoco a monte dell’imbocco del tratto tombato (sezione 35), in corrispondenza dell’incrocio fra il tratto in arrivo dal raccordo autostradale Siena – Bettolle e la SP n.136 traversa Romana Aretina; tale manufatto si rivela insufficiente per portate con Tr 50 anni (superiori a 52 mc/s) e non garantisce franco di sicurezza per eventi con Tr 30 anni”. Che si portino le barche, nella nuova caserma: i nostri Vigili del Fuoco potrebbero essere i primi ad averne bisogno.