L'importante è che la morte ci colga vivi (Marcello Marchesi)

"L'importante è che la morte ci colga vivi" (Marcello Marchesi)

martedì 30 aprile 2013

UNICOOP FIRENZE: AFFARI FALLIMENTARI

Certo è che ai piani alti di Rocca Salimbeni non hanno molta fortuna nello scegliersi i nuovi amministratori. Senza clamore, però nel silenzio assordante di Unicoop Firenze che non riesce a regolare i suoi conti interni, Turiddo Campaini si era dimesso lo scorso gennaio dalla carica di Vicepresidente di MPS. La società che rappresenta sembra che debba sistemare nei suoi bilanci 400 milioni di euro di minusvalenze causate dall’investimento azionario nella banca senese oltre che da dubbie posizioni su investimenti a rischio fatti con i soldi raccolti dai soci. Domenica sera Report ha raccontato di una possibile mega-truffa legalizzata da un miliardo di euro fatta dalla Menarini di Firenze a danno del sistema sanitario con sovrafatturazioni sui principi attivi dei farmaci che l’azienda acquista all’estero. La fotocopia in salsa medica dei reati contestati a Mediatrade sull’acquisto di diritti televisivi e cinematografici. Lunedì con perfetto tempismo, in quanto la famiglia Aleotti proprietaria della casa farmaceutica è anche socia in MPS con il 4% delle azioni acquistate nella svendita del 2012 per 150 milioni, il manager della Menarini Pietro Giovanni Corsa, già consigliere di amministrazione, viene nominato da Alessandro Profumo vicepresidente dell’istituto di credito senese.
Senza clamore. Lavoratori-unicoop.blogspot.it ha ripreso un libro scritto da Campaini nel 2010 (Un'altra vita è possibile) in cui lo storico presidente scriveva: “Per quanto mi riguarda, sono del parere che la Borsa sia assolutamente incompatibile con la società cooperativa, sono due cose agli antipodi”. Ne è nata l’occasione per criticare il suo operato nel mondo dell’alta finanza: forse la prima voce che viene dal mondo della cooperazione in tal senso, e che riprende critiche che vi avevamo già raccontato. Dura l’analisi dei lavoratori: “Campaini dovrebbe aver avuto le idee più chiare e forse anche essere meglio consigliato. Non si va in borsa se siamo una Coop. Se ci si va si perde qualcosa di profondo della nostra natura mutualistica, dato che  Borsa è sinonimo di speculazione, si sta alle regole di un gioco che non hanno nulla a che fare con l'oggetto sociale della Coop. A questo punto la frittata è tale che Campaini si rifiuta di rispondere ai giornalisti, ai soci, ai dipendenti. A chiunque.
Il disastro è triplice: da una parte si immola una quantità enorme di risorse, dall'altra il sacrificio risulterà vano, mancando l'obiettivo strategico di vincolare la Banca al territorio, infine il ritorno d'immagine legato a Mps è tale da dover seriamente riflettere se Unicoop debba in qualche misura vincolare il proprio nome a quello dell'istituto senese. Le conclusioni. Campaini deve rispondere del disastro, anche perché con i suoi 40 anni di presidenza di Unicoop Firenze è un simbolo per tutto il mondo cooperativo, deve riconoscere gli errori e assumersi la sua parte di responsabilità con un atto forte e deciso. E' tempo che lasci che la sua creatura cammini con le sue gambe e affronti i marosi con altri capitani. Se farà questo gesto, e insieme a lui quelli della prima ora che lo circondano, lo rispetteremo e lo ricorderemo con stima e affetto”.
 

domenica 28 aprile 2013

ULTIME VESTIGIA DELLA FONDAZIONE MPS

Proprio due anni fa esatti, il 28 aprile 2011, la Fondazione MPS per bocca del suo presidente Mancini si avviava sulla strada dell’autodistruzione finanziaria: “La Deputazione Amministratrice della Fondazione Monte dei Paschi di Siena ha valutato positivamente nei giorni scorsi l’aumento di capitale annunciato da Banca Monte dei Paschi ed avviato l’iter per l’autorizzazione relativa da parte del Ministero dell’Economia. La Fondazione farà quindi la propria parte per sostenere la Banca, per garantirne la non scalabilità e continuare ad assicurare il suo legame con il territorio di riferimento”. Scelte che avrebbero provocato l’insostenibile indebitamento che ne conseguì e le cui conseguenze, oggi, sono la presa di coscienza dello stesso presidente che la Fondazione non potrà più perseguire alcun ruolo di riferimento nella banca in favore del territorio. Si discute, a Siena, se questa deputazione che ha completamente fallito nella propria mission societaria dell’ultimo quadriennio sia autorevole nel proporre le modifiche dello statuto di cui ha completato la messa a punto, curata da Angelo Benessia, avvocato torinese esperto di corporate governance ed ex presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo. Un uomo legato a doppio filo con Siena, benché quasi nessuno in città lo conosca: “è stato tra i consulenti dell’acquisizione di Antonveneta, operazione che si rivelò un autentico capestro per le casse di Rocca Salimbeni. Successivamente, da presidente della Compagnia, chiamò sotto la Mole in qualità di direttore di Intesa San Paolo Paolo Morelli, oggi tra i principali indagati per concorso in bancarotta”. Un nome, quello di Angelo Benessia, che ritorna più volte nelle cronache finanziarie della banca senese e nell’attenzione della magistratura. A fine gennaio, Il Giornale scriveva: “Lo studio Benassia - ci conferma lo stesso avvocato - è stato perquisito dalla Gdf nell'ambito dell'inchiesta su Antonveneta in quanto advisor, come altri studi legali che si sono occupati della vicenda. Abbiamo fornito il materiale che cercavano, siamo assolutamente sereni”.  
L’ultima e attuale deputazione nominata per Palazzo Sansedoni si insediò il 3 agosto 2009. Quindi secondo lo Statuto (articolo 12, comma 3)il prossimo 2 agosto saranno decaduti dall’incarico. Entro il 5 maggio Gabriello Mancini deve inviare agli enti nominanti la richiesta di provvedere alle nomine di competenza. Entro il 3 luglio 2013 dovranno pervenire i nominativi scelti, con tutti gli allegati richiesti. Questo è lo stato dei fatti. La Deputazione si riunisce il 30 aprile, a sole 24 ore dall’assemblea MPS, per deliberare il nuovo statuto, di cui ha fatto circolare una bozza e su cui ha chiesto pareri non vincolanti ad alcune associazioni e enti definiti nella richiesta stessa. Tra le varie proposte, ha fatto notizia la richiesta di rappresentatività arrivata da Grosseto e provincia formulata dal sindaco di Grosseto. Per l’approvazione del nuovo statuto, tuttavia rimangono tempi tecnici strettissimi, perciò teoricamente a rischio di non dare i risultati immediati che vorrebbe Mancini, e consegnare la rappresentatività della Fondazione al sindaco che uscirà vincitore della tornata elettorale amministrativa di fine maggio. Lo scoglio viene dalla necessaria approvazione del Ministero dell’Economia, come già successo per la modifica introdotta il 25 luglio 2012. Cesare Peruzzi, su Il Sole 24 Ore, aveva scritto nello scorso marzo di una “norma transitoria per consentire il cambio dello statuto prima che parta l' iter del rinnovo degli organi di governo della Fondazione Mps. Messo a punto d' intesa con il ministero dell' Economia, il dispositivo che introduce la norma transitoria è stato votato venerdì sera (1 marzo 2013, ndr) dalla deputazione generale dell' Ente senese presieduto da Gabriello Mancini e prevede, nel caso in cui sia approvata la riforma dello statuto, la possibilità di ridurre sensibilmente i tempi della procedura. In concreto, è sufficiente che il nuovo statuto ottenga il via libera entro maggio”. Dalla lettura della bozza di statuto che Palazzo Sansedoni ha fatto circolare in questo periodo, però, di questa norma transitoria non vi è traccia. Sarà la solita forzatura (poco) legale, di gran moda in questi tempi di confusione istituzionale? Certo con l’assistenza del ministro uscente, Vittorio Grilli, ottenere questa velocità istituzionale era cosa facile. Fabrizio Saccomanni, che per prendere possesso del dicastero di via XX settembre lascerà la poltrona di Direttore Generale della Banca d’Italia, anche se organico al sistema potrebbe non essere d’accordo benché la richiesta avvenga con i buoni uffici dell’Acri.

giovedì 25 aprile 2013

QUELLO CHE NON SA DEBORA SERRACCHIANI SUL SUO PARTITO

Le domande di Debora Serracchiani, neo governatore del Friuli Venezia Giulia, a Pierluigi Bersani sono state: “Perché si è scelto Marini? Perché è saltato Prodi? Perché no a Rodotà? Perché siamo al governissimo quando si era votato due volte di no?” La risposta-non-risposta del segretario dimissionario rende chiaramente lo stato dell’arte. Ovvero gran parte dei componenti del Pd non è a conoscenza dell’attività del partito a 360 gradi, e la gestione del potere materiale è concentrata in alcune persone che si auto-perpetuano ad ogni cambio di sigla. Purtroppo il 17 aprile c’era una scadenza che colpiva al cuore l’apparato politico economico del gruppo dirigente. Si doveva rinnovare nell’assemblea di approvazione del bilancio 2012 il vertice della Cassa Depositi e Prestiti . Franco Bassanini l’ha ben condotta in questi anni, come da risultati sciorinati ai soci e ai mercati. Per la capogruppo Cdp l'esercizio si chiude con un utile in crescita del 77%, a 2.853 milioni di euro. Lo scorso anno la Cdp ha iniettato nell'economia, sotto forma di finanziamenti e investimenti, risorse complessive per oltre 22 miliardi di euro, quasi l'1,5% del pil italiano. Si tratta del massimo livello mai toccato da Cdp Spa con una crescita del 35% rispetto ai 16,5 miliardi di euro impiegati nel 2011. La Cdp ha quindi quasi raggiunto con un anno di anticipo gli obiettivi del Piano triennale 2011-2013, che prevedevano l'immissione nell'economia di nuove risorse superiori complessivamente a 40 miliardi di euro. Previsione che, alla luce dei risultati 2012, è stata rivista a oltre 50 miliardi di euro in tre anni, più del 3% del PIL, a conferma del ruolo anticiclico di Cassa. Il risultato consente di distribuire dividendi per circa 1 miliardo di euro.
La nomina del nuovo presidente per il prossimo triennio è nelle mani dei due soci Ministero dell’Economia e Fondazioni bancarie: quindi un atto di natura squisitamente politica. Il governo Monti è dimissionario e non dovrebbe occuparsene, ma si è dovuta far cadere la possibilità di spostare l’assemblea dei soci in quanto attraverso l’approvazione del bilancio è legato lo sblocco dei debiti della pubblica amministrazione. Le trattative politiche sottotraccia possiamo facilmente immaginare quanto siano serrate: la fonte principale di potere e influenza in mano al Pd non deve essere perduta. Al punto di essere più importante di Marini, l’ottantenne ex-sindacalista che pare tra l’altro male in arnese, Prodi e Rodotà: gli ultimi due candidati solo per contrattare uno scambio rispettivamente con Berlusconi e Monti per le conseguenze per loro negative sulla formazione del nuovo governo.  Astrid, la fondazione di Bassanini, Amato e Berlinguer viene gratificata con la conferma del suo presidente alla guida di Cdp. Quanto sia centrale il ruolo di Cdp lo dimostra la presenza nel suo CdA di esponenti di massimo livello come Maria Cannata, dirigente del Tesoro definita “la zarina del debito pubblico italiano”. Garante di tutti gli accordi – che non si possono mettere per scritto, ovviamente – il presidente Napolitano. Ma tutto questo non si può spiegare ai giornali, al popolo dei partiti, al web. Tanto che i grandi elettori di sinistra si dividono, senza aver chiaro cosa stia succedendo. La serie di contraddizioni che ne emergono viene pagata, disciplinatamente, da Bersani e Bindi, che si dimettono di loro volontà: si recupereranno tra un po’ di tempo, niente di grave.
Ma davvero Cdp è così centrale nella mappa del potere politico-economico nazionale? Pensiamo solo che in scadenza, in questi giorni, c’erano anche i vertici di Finmeccanica e Ferrovie dello Stato. Ebbene, questi sono stati rinviati a giugno. Cdp, oltre alla liquidità imponente dovuta alla gestione del risparmio postale degli italiani, ha in mano partecipazioni strategiche come Eni, Terna, Snam, Sace, Simest e Fintecna. Per Siena, nell’ottica di una soluzione di proprietà stabile per la banca MPS in modo che rimanga referente alla politica come negli ultimi 17 anni, la galassia Cdp è diventata fondamentale. In fondo Franco Bassanini è riconosciuto unanimemente da tutti i commentatori “tra i padrini politici piddini dell’ex numero uno del Monte dei Paschi di Siena, Giuseppe Mussari”.  Ognuno è libero di credere che Alessandro Profumo sia stato scelto dalla Fondazione e dal sindaco di Siena Ceccuzzi, anche se Mancini ha sempre vantato l’aver “ubbidito agli ordini”. Forse voleva raccontare questa storia Beppe Grillo quando ha detto: “E’ avvenuto uno scambio. Per salvare il culo a Berlusconi e a MPS”. Il Tandem ha ricevuto un incarico di traghettare al 2015 Rocca Salimbeni. Per comporre i tasselli che porteranno Cdp a inglobare MPS nella sua galassia si devono completare una serie di operazioni, la prima delle quali avverrà il 30 aprile. Per sostenere la battaglia, 4,1 miliardi di munizioni: i monti bond. Un castello politico finanziario che nessun speculatore al mondo può pensare di attaccare. E infatti nessuno ci prova nonostante la debolezza della governance.
Due sono gli scopi della revisione dello statuto della Fondazione MPS. Il primo eliminare l’influenza del prossimo sindaco di Siena, che arriverà a giugno, nelle vicende della banca. In quanto si prevede che possa essere un esponente dell’opposizione (di qualsiasi segno) oppure un piddino non allineato e non al corrente dei fatti, in gergo non cooptato. Il secondo eliminare il vincolo assembleare del 4% agli altri soci della banca in favore della posizione di potere di Palazzo Sansedoni. Così che nessuno a Siena possa creare i presupposti per bloccare o condizionare i movimenti futuri. Nel frattempo continuerà la cura dimagrante dei costi del personale e di gestione, sfruttando al meglio il riposizionamento dello spread in basso e la naturale diminuzione dei titoli di Stato in portafoglio, che piano piano andranno in scadenza. Sappiamo già – è un semplice calcolo matematico, niente palla di vetro - che alla fine del mandato di Profumo (2015, appunto) non ci sarà la capacità di restituire i finanziamenti allo Stato. Ovviamente la Bce chiederà di risolvere in ogni caso questa anomalia finanziaria che non ha eguali in tutto il mondo. E che probabilmente fa inorridire tutti i custodi delle teorie sul libero mercato. E a quel punto sarà abbastanza facile convincere l’opinione pubblica che la cosa più conveniente risulterà trasformare i monti bond in azioni ordinarie e darle in affidamento alla Cdp, braccio armato del Ministero dell’Economia. Chissà se Debora Serracchiani sa cosa si nasconde dietro una domanda senza risposta al segretario del Pd Bersani.

RAPPORTI COMPLESSI DI POTERE: CALTAGIRONE, MUSSARI E MPS

E alla fine Francesco Gaetano Caltagirone una sua verità sulla fuga improvvisa e inopinata da Siena nel gennaio 2012 l'ha dovuta raccontare. Almeno ai soci della sua Caltagirone Spa, e così la storia ha fatto il giro d'Italia in pochi minuti. Il Fatto Quotidiano riporta così il pensiero del costruttore: "mentre Mps è una banca unicamente italiana e l’Italia era entrata nel tunnel di questa crisi, Unicredit ha il 70% delle attività all’estero. Così abbiamo spostato l’investimento e privilegiato una banca che ha la maggior parte delle attività all’estero, che poi sono quelle che vanno meglio”. Una scelta tattica effettuata al volo: “Lo abbiamo deciso in quel momento”, conclude sottolineando che il tempo gli ha dato ragione dal momento che oggi “abbiamo sensibili plusvalenze” su Piazza Cordusio".

Nessun accenno del costruttore al fatto che fosse stato costretto, il 26 gennaio 2012, a dimettersi dal CdA di MPS a causa di una condanna in primo grado a tre anni e sei mesi di reclusione nell'ambito del processo della fallita scalata di Unipol a Bnl nella quale era coinvolto l'ex governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio. Una storia strana, se non ambigua che ben descrive il disordine della giustizia italiana di oggi. Infatti a maggio 2012, nel processo alla Corte di appello di Milano, Fazio, Caltagirone e gli altri imputati (i famosi "furbetti del quartierino") vengono tutti assolti perchè IL FATTO NON SUSSISTE. Vengono condannati solo gli ex  vertici di Unipol, Consorte e Sacchetti. Il pg Vito D'Ambrosio ricorre in Cassazione perchè "Secondo la pubblica accusa di Piazza Cavour la sentenza d’appello che, ribaltando la decisione di primo grado, aveva accordato 11 assoluzioni dall’accusa di aggiotaggio “perché il fatto non sussiste” è una ”sentenza strabica perché racconta come si sono svolti i fatti e poi dice che manca la prova del patto parasociale”.

All'inizio di dicembre 2012 la Cassazione dispone che si faccia un nuovo processo presso la Corte d'Appello di Milano annullando l'assoluzione degli 11 imputati. Sentenza sacrosanta quanto inutile, perchè il nuovo processo non si farà. Infatti il 19 dicembre dello stesso anno i reati ascritti agli imputati finiscono in prescrizione, per cui tutti salvi e marameo alla giustizia. Poi si chiedono perchè gli investitori mondiali stanno alla larga dall'Italia ... basterebbe raddoppiare i tempi della prescrizione per rendere inutili tutti gli escamotage per rinviare l'esecuzione dei processi per anni lasciando troppa discrezionalità ai magistrati per tenere aperti fascicoli senza procedere a formalizzare i processi e agli avvocati per inventarsi impedimenti di ogni genere. Però certamente il giudice che secondo la Cassazione ha preso l'abbaglio dell'assoluzione, avrà fatto carriera.

Caltagirone, oggi, racconta che nel periodo settembre-dicembre 2011 ci furono forti tensioni all'interno del CdA senese. Insieme al rappresentante francese di Axa, De Courtois, aveva improvvisamente scoperto che nel portafoglio della banca c'erano troppi titoli di Sato italiani. Se avessero letto le cronache di alcuni giornali lo avrebbero saputo senza l'aria stupefatta che ne viene fuori. Dai verbali delle riunioni del board risulta che "Caltagirone e l’azionista francese Axa, rappresentato da Francois de Courtois, erano preoccupati per l’esposizione ai titoli di Stato italiani di Mps. “Quanti Btp abbiamo in portafoglio?”, chiedeva Francesco Gaetano Caltagirone, vicepresidente e azionista con il 4%, al consiglio dell’8 settembre 2011. “La situazione non è ulteriormente sostenibile – dichiarava il costruttore nello stesso verbale – sia come rischiosità che come conseguenze di conto economico, si devono prendere opportuni provvedimenti per alleggerire queste posizioni”. Chissà se ha chiesto il perchè a Mussari e Vigni di una simile raccolta di titoli ... che ancora non si parla dei derivati Santorini e Alexandria.

Tra il 16 e il 22 dicembre 2011, avendo da qualche giorno in mano un rapporto interno che quantificava l'esposizione della banca in titoli di Stato italiani, Caltagirone vendeva un pacchetto da 35,7 milioni di azioni MPS per un controvalore di 8 milioni: banca di cui era ancora vicepresidente e di cui, secondo gli aggiornamenti Consob, deteneva il 3,923%. In particolare l'imprenditore romano aveva ceduto, fra il 16 e il 21 dicembre, 22,5 milioni di titoli attraverso la Caltagiorne Editore per oltre 5,8 milioni di euro; altri 13,2 milioni di azioni vendute attraverso la Soficos per piu' di 3,4 milioni. Altro che occasione Unicredit: la grande fuga era già cominciata. Caltagirone aveva annusato aria brutta e aveva deciso di mollare la baracca per tempo. Un pò ammaccato, dovendo contabilizzare 400 milioni di minusvalenze, all'incirca come la Unicoop firenze di Turiddo Campaini che a differenza non ha mollato nulla, se non la vicepresidenza nel board targato Profumo nel 2013. Ma davvero sono state contabilizzate solo minusvalenze? L'elenco degli affari immobiliari che il costruttore romano ha svolto sotto l'ombrello della banca senese è impressionante. Non è possibile conosere l'esposizione complessiva della banca con la galassia Caltagirone perchè le regole si sono fatte stringenti solo a partire dal 2008. Si tratta comunque di "un flusso di denaro che non ha trovato, evidentemente, grandi ostacoli nella procedura prevista dall’articolo 136 del Testo unico bancario (voto favorevole unanime del cda e dei sindaci per le operazioni sulle operazioni della banca che hanno come controparti amministratori)".

Con i soldi della senesità si finanziavano le imprese del costruttore più liquido del panorama nazionale. Più di 500 milioni di euro, secondo una stima fatta da linkiesta.it: "Nell’ottobre 2008 Mussari ha erogato mutui fondiari alla Immobiliare Caltagirone (la “ICal”), controllata dalla capofila (non quotata) Fgc spa, per 120 milioni di euro. Ical: altri 30 milioni nel febbraio 2010. Aprile 2009, la quotata Cementir Holding, invece, è destinataria di «nuove concessioni creditizie di 49,5 milioni», mentre alla fine dello stesso anno una controllata del gruppo senese, la Antonveneta Immobiliare decide di vendere «alcuni immobili di proprietà situati in Roma alla società Immo 2006 srl al prezzo complessivo di 37.580.000». La società in questione è «è parte correlata di Banca Mps in quanto il vice presidente Ing. Francesco Gaetano Caltagirone controlla indirettamente Immo 2006 srl». La vendita dei singoli immobili verrà poi effettuata nel corso del 2010 e del 2011, e sarà assistita dalla contestuale erogazione di mutui fondiari. A gennaio 2010 «in occasione della revisione ordinaria di posizioni appartenenti al Gruppo facente capo all’ing. Francesco Gaetano Caltagirone sono state deliberate proroghe a linee di credito ordinarie, di diversa forma tecnica, per complessivi 198 milioni di euro circa». Maggio 2010: il cda di Mps delibera un «incremento delle linee di credito ordinarie con utilizzo secondo varie forme tecniche per 175 milioni di euro a favore di Acea S.p.A», poi seguite da altri 15 milioni. La multiutility romana è ovviamente una partecipata da Caltagirone (allora al 13%, oggi al 15).

 Poi c'è Fabrica Immobiliare. In teoria, la società non ha un socio di controllo: Caltagirone, framite la Fincal, detiene il 49,9%, e così pure Mps, mentre la parte restante è di Alessandro Caltagirone, figlio dell’ingegnere romano. Grazie a questo assetto proprietario, nessuno è tenuto a consolidare la sgr sui propri bilanci. proroga di linee di credito ordinarie per rilascio di fideiussioni finanziarie per 4,64 milioni alle nuove concessioni creditizie per 19,241 a favore di Fabrica Immobiliare e di fondi dalla stessa gestiti (aprile 2009). Due mesi dopo, è la volta di del Fondo Forma Urbis: mutuo da 14 milioni. Altri due mesi, e ancora il cda di Mps delibera una «nuova concessione di linee di credito utilizzabili in varie forme tecniche per 39,4 milioni a favore di Fabrica Immobiliare e dei fondi Pitagora, Etrusca Distribuzione e Socrate. Tutti gestiti da Fabrica Immobiliare. L’annata, però, è buona: così tre mesi dopo, a novembre, arriva una«concessione a favore del fondo Socrate, gestito da di Fabrica Immobiliare, di affidamenti a carattere ordinario per 35,1 milioni». L’ultima erogazione di cui si ha notizia è della primavera 2010: «Concessione di una linea di credito fondiaria/edilizia per 36,5 milioni a favore di Fabrica Immobiliare in qualità di gestore del fondo immobiliare chiuso Seneca». Guarda caso proprio nel fondo Seneca gestito da Fabbrica Immobiliare venne ceduta l'area di Tor Pagnotta, a Roma, dove era prevista la costruzione della Residenza Cartesio già offerta (senza che l'affare si fosse mai realizzato) a Generali. Area poi girata a un altro fondo immobiliare gestito da Investire Immobiliare Sgr. Nonostante i rilievi agli investimenti di portafoglio e la decisione di riallocare i propri investimenti dal Montepaschi a Generali e UniCredit, l'intreccio di affari e relazioni tra Mps e il gruppo Caltagirone non si è interrotto mai del tutto  
 
Mussari e Vigni avevano un disperato bisogno di vendere immobili per mantenere i dividendi che garantivano loro potere e consenso, Caltagirone era un interlocutore perfetto, per di più socio/amministratore e al diavolo conflitti di interessi e amenità del genere. L'amicizia con Fazio, il governatore della Banca d'Italia, garantiva un occhio di riguardo e la legge 215 del 2004 del governo Berlusconi l'impunità legale. Un fiume di denaro in piena mentre si muovevano miliardi per parare i colpi della pessima acquisizione di Antonveneta e si imbellettavano i bilanci mussariani con spericolate quanto dannose operazioni con i derivati. Caltagirone non si era accorto del proliferare di acquisti di titoli di stato (almeno fino a settembre 2011), nè si era chiesto con quali soldi una banca da 12 miliardi di capitalizzazione comprava per più di 28 soprattutto fatti di italianissimi Btp, mentre la liquidità per la clientela composta da Pmi e famiglie scemava sempre più. Si era appena realizzato un aumento di capitale da 2,2 miliardi di euro (luglio 2011) e in appena due mesi - presentazione della semestrale fine agosto 2011 - era già chiaro che il principale motivo per cui veniva richiesto l'aumento ovvero la restituzione dei Tremonti bond sarebbe stato disatteso. Forse conveniva girare lo sguardo altrove? O per curare gli affari pregressi si era già girato? E' difficile dirlo.

mercoledì 24 aprile 2013

CON I SOLDI PUBBLICI BELSITO REGALAVA LO YACHT AL FIGLIO DI BOSSI

E l'Umberto voleva fare la secessione dalla Lega ... depositando un nuovo simbolo ...

MA VAI A RISTRONCARTELO NEL C..O FALSARIO! BABBO, FIGLIOLO E TESORIERE

Lega, arrestato l’ex tesoriere Belsito. “Maxi yacht al figlio di Bossi coi fondi pubblici”

lunedì 22 aprile 2013

LA POLITICA E LA BANCA SENESE 2

“Il Pd fa il Pd, le banche fanno le banche” DISSE bERSANI. Una precisazione di Profumo, magari, ci starebbe bene, ma il silenzio è d’oro. Affaccendati sulle primarie cittadine nemmeno dai candidati delle primarie dei democratici è arrivata una qualche smentita. Grillo però potrebbe essere più preciso nelle accuse di inciucio che salvano MPS. Potrebbe farlo raccontare a qualche suo onorevole, così da evitare per se stesso e per i giornalisti gli strali della querela, visto che le opinioni dei parlamentari sono insindacabili e protette dall’immunità perenne. Quello che la combine istituzionale avrebbe salvato, tra i tanti salvataggi del sistema politico intrecciato italiano, è la supervisione del Partito Democratico sulla banca così che D’Alema e Bassanini possano dormire sonni più tranquilli nell’attesa che Alessandro Profumo scopra le carte dell’aumento di capitale, di cui si glisserà nella prossima assemblea del 29 aprile.
Il 10% della forza lavoro di Rocca Salimbeni è già uscito dai libri paga e ancora c’è da realizzare la complessa partita delle esternalizzazioni. Il contributo degli incolpevoli dipendenti, che dal basso delle loro stanze nemmeno potevano immaginare le ardite costruzioni dei derivati Alexandria e Santorini  che si edificavano nell’Area Finanza, è chiaro e pesante compreso la decurtazione di stipendi. Ma una azienda di 28.000 persone merita attenzione come una Fiat o deve essere massacrata come l’industria chimica che fece grande Raul Gardini? Già “lasciatela fallire” non è un concetto che nel mondo sembra facilmente applicabile ai grandi istituti di credito. MPS non è andata in default da nazionalizzazione (più o meno mascherato dai monti bond) per la sua cattiva gestione interna. E’ scoppiata per tutti gli intrecci politici e burocratici che, fin dal governatore Fazio che voleva difendere l’italianità delle banche a costo di finire condannato a due anni e mezzo di galera, hanno manovrato per fini che con l’esercizio della professione bancaria niente hanno a che vedere. E che il conto lo hanno scaricato allo Stato nel tentativo di mantenere la presa sull’istituto.
Emblematico ieri sera a Report il contributo di Profumo che cercava di smarcarsi dalla evidenza di essere stato il grande elettore di Mussari all’Abi per ben due volte. Anche quando sarebbe stato opportuno, di fronte ai miliardi del passivo del bilancio 2011, che l’avvocato calabrese fosse messo in naftalina. In cambio ne ha preso, (casualmente?) il posto. Mezze risposte per negare la complessità del rapporto fra i due e i personaggi che, dall’alto dei loro incarichi romani, benedicevano gli avvicendamenti mentre a Siena si continuava a raccontare la favola della senesità del Monte, che non c’era mai stata e di cui gli esponenti senesi erano solo il paravento. La dottoressa Buscalferri ha ammesso che forse la Deputazione di Palazzo Sansedoni potrebbe essere accusata di  incompetenza. Reato per cui non sono previste pene, ma lo scarico della responsabilità verso chi l’ha nominata. Però entro fine mese questa Deputazione è cocciuta nel voler fare una riforma del suo statuto, riforma che sarà da incompetenti e su questo, visti i risultati dell’ultimo bilancio, siamo tutti d’accordo. Grillo, che ha una forza politica consistente e innovativa, dia sostanza al suo j’accuse. Blocchi questa azione che contribuirà a trasferire ad altri, ma sempre della stessa area degli attuali amministratori, il controllo della banca e del territorio. La Deputazione che verrà avrà i titoli per farlo, visto che i candidati a sindaco dovranno spiegare prima del voto come intendono agire e quali figure mettere al posto di Mancini & C. Perché è ormai chiaro che JP Morgan ha aiutato Mussari e Vigni nell’imbrogliare i mercati e gli organi di vigilanza sul famoso finto aumento di capitale riservato del 2008. Senza il quale MPS non avrebbe potuto pagare Santander, ingannando anche la Fondazione: senza acquisto non si sarebbe svenata una prima volta. Mancini non agisce, e il sospetto che fosse al corrente di tutto è legittimo. Da vittima a complice, però, è una storia tutta da verificare prima di scriverla. Chissà dai documenti conservati in Palazzo Sansedoni cosa risulta.     

L'ITALIA NON E' UN PAESE PER GIOVANI

Conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, che l'Italia non è un paese per giovani.

Ma nemmeno per gente di mezza età come il sottoscritto.

Napolitano viene riconfermato presidente della Repubblica alla veneranda età di 87 anni e nessuno può immaginare se arriverà a fine mandato, quando ne avrà presumibilmente 94 e la maggior parte dei suoi coetanei ringrazia Dio per ogni giorno di vita in più.

Secondo Istat gli italiani che hanno da 50 a 70 anni sono circa 14.000.000. Gente dall'età minima costituzionale per essere nominati presidenti della Repubblica fino a una età compatibile con gli impegni di una carica difficile e impegnativa. Possibile che tra 14 milioni di italiani non ce ne sia uno in grado di fare quello che solo un novantenne sembra in grado di ottemperare?

LA POLITICA E LA BANCA SENESE

La politica si confonde con le vicende della città, anche se certe dichiarazioni non vengono riprese né tantomeno discusse, ma lasciate cadere nel silenzio sperando che passi ancora una volta la nottata. E forse a Siena tanti si cominciano a rendere conto come la città sia stata solo un paravento, un prestanome (anche ben pagato) di un potere che con la città nulla aveva a che spartire. Beppe Grillo sull’elezione del presidente della Repubblica: “Si sono riuniti i leader dei partiti e hanno deciso di rieleggere Napolitano. Mai nessuno però è stato in carica per 14 anni, nemmeno Chavez. Napolitano era molto stanco e convinto di mollare. E’ avvenuto uno scambio”. Lo scopo, dice chiaramente, è “quello di salvare il culo a Berlusconi e a Mps”.  Del primo poco ci interessa, tranne che per i famosi affidamenti che Rocca Salimbeni gli ha concesso fin da quando riusciva a far deviare l’atterraggio degli aerei a Linate dai campi paludosi dove avrebbe edificato Milano 2 e il San Raffaele sulla testa degli abitanti di Segrate: che non vadano perduti in qualche pilotato contenzioso.
Del secondo, che ci dovrebbe appartenere (nel senso della comunità dei senesi), abbiamo aspettato per tutta la domenica che qualcuno si degnasse di spiegare a Grillo che la politica sta fuori la banca, anche solo ripetendo la formula bersaniana “il Pd fa il Pd, le banche fanno le banche”. Una precisazione di Profumo, magari. Grillo però potrebbe essere più preciso. Potrebbe farlo raccontare a qualche suo onorevole, così da evitare per se stesso e per i giornalisti gli strali della querela, visto che le opinioni dei parlamentari sono insindacabili e protette dall’immunità perenne.  

venerdì 19 aprile 2013

CIPRO NELLE MANI DELLA SPECULAZIONE DELLA BCE

Venerdì 12 aprile il prezzo dell'oro crolla rapidamente sotto una incontrollata spinta di vendita di 100 tonnellate, seguito a ruota da quella di altre 200 fino a un 25% in meno. Mario Draghi non aveva ancora accennato che Cipro avrebbe potuto mettere in vendita l'oro nei suoi forzieri per salvare l'economia del paese dalla bancarotta.

Lunedì pomeriggio a Boston avviene alla maratona un attentato che distrae l'opinione pubblica da molti avvenimenti, tra cui quello della caduta del prezzo dell'oro, un fatto di per sè inspiegabile visto che, con la decisione di Giappone e USA di stampare moneta l'oro come bene rifugio dovrebbe avere un apprezzamento ulteriore.

Cipro vende il suo oro per un controvalore di 400 milioni di euro, che aiuteranno solo in parte a salvare prestiti ed economia. Si dice che le banche - origine di tutti i mali economici - potrebbero come conseguenza espropriare tutti i clienti proprietari di casa con un mutuo acceso.

La Bce dovrebbe essere l'organismo di garanzia dei singoli stati della Ue, invece si dimostra lo strumento che affamerà un popolo intero.

Speculazione, finanza, banca: di cosa stiamo parlando?

MPS QUELLO CHE I SENESI STENTANO ANCORA A CREDERE

Non riusciamo a capire lo stupore di ancora troppe persone sulla verità ormai indiscutibile, anche per chi l’ha voluta negare per cinque anni pur di rimanere sul carro degli allora vincitori: MPS pagò Antonveneta al Santander 17 miliardi di euro, e non 9 come affermò Mussari sostenendo di aver fatto un affare. Gli affari si fanno in due, in questo caso guadagnò solo Botin e il Santander: in lingua italiana non è un affare. Era tutto già scritto fin da allora nelle pagine del documento informativo, previsto dal regolamento Emittenti, che Rocca Salimbeni dovette presentare alla Consob al closing dell’acquisto. Una compravendita che non si fece in un giorno, ma che seguì un percorso di ben sette mesi in cui qualsiasi organo di vigilanza poteva intervenire e non fu fatto. Se i magistrati metteranno agli atti dell’inchiesta questo documento, sarà tutto inevitabilmente chiaro, comprese le responsabilità dei vari controllori che nel frattempo hanno tutti quanti fatto carriera, da Anna Maria Tarantola a Mario Draghi. Avendolo letto a sua volta, Radiocor, il 16 giugno 2008 (il documento va presentato entro 15 giorni dal closing che avvenne il 30 maggio 2008), lanciò un suo articolo: “Nei dati proforma c'è l'importo versato dal Monte dei Paschi che è stato quindi di 10,124 miliardi (il pagamento contestuale). C'è però un fattore correttivo a favore del Monte dei Paschi che ancora non è quantificabile: la riduzione, tramite rimborso al gruppo senese, per un importo pari agli adempimenti fiscali dovuti da Antonveneta per la cessione di Interbanca”. Va detto che sul rimborso da allora calò un silenzio tombale, e che non risultano nei bilanci successivi che esso sia stato effettuato da alcuno. Chissà se Santander sia in grado di produrre il bonifico relativo.
10,124 miliardi di euro, perciò. L’articolo precisa che “Per versare il corrispettivo di 10,124 miliardi il Monte dei Paschi ha utilizzato anche 480 milioni di liquidità propria oltre ai mezzi reperiti dall'aumento di capitale a pagamento (4,974 miliardi), dall'aumento di capitale riservato a JP Morgan (950 milioni), dagli strumenti ibridi di patrimonializzazione Upper tier 2 (2,160 miliardi) e dal finanziamento ponte (1,560 miliardi)”. Quindi quello riservato alla banca d’affari made in USA era un aumento di capitale, ma abbiamo saputo dagli inquirenti che invece era un finanziamento mascherato accollato poi per il 50% alla Fondazione MPS. Se Mancini e la Deputazione Amministratrice non ne sapevano niente, sarebbe ora di chiedere spiegazioni, preparare contestazioni? Ieri JP Morgan non risultava indagata, ma pensiamo che sonni tranquilli non ne passino né a Milano né al 270 di Park Avenue a New York.  Ma come si arriva a oltre diciassette miliardi di euro totali?
Radiocor, nella sua chiarezza, scrive che nel documento inviato alla Consob Monte dei Paschi dichiara che: “in base agli accordi tra le due parti banca MPS si sostituirà ad Abn Amro nelle linee di credito a favore di Antonveneta che ammontano a 7,500 miliardi”. 10,124 + 7,500 = 17,624 miliardi e lo sapevano tutti gli attori di questa triste vicenda fin dal 16 giugno 2008. Ma è l’ultimo periodo che ci incuriosisce, in cui l’agenzia di stampa comunica che “Il processo di sostituzione, prevede, tra l'altro, l'utilizzo di linee di credito rilasciate da Banco Santander a favore di Siena per 5 miliardi”. Come con Nomura, una operazione d’affari con il MPS viene seguita da un prestito di denaro oneroso per l’istituto bancario senese. Anche qui, viene da pensare, Mussari non sapeva leggere in inglese quello che gli veniva proposto e che la voglia o la necessità di completare l’acquisto avessero il sopravvento su qualsiasi considerazione di utilità ed equilibrio patrimoniale. Chissà poi se queste linee di credito sono ancora attive o sono state chiuse, e a che prezzo. Ma stai a vedere che, se fossero verificate le stesse ipotesi di “reato d’usura e infedeltà patrimoniale aggravata, oltre all’ostacolo dell’attività di vigilanza” il Banco Santander potrebbe scendere dalla posizione di furbo venditore a quella che in questo momento vede sotto accusa la banca d’affari giapponese.



GREENPEACE: PERICOLO NUCLEARE INTORNO L'ITALIA

Per non dimenticare Fukushima Greenpeace raddoppia l’attenzione sulle centrali nucleari in Europa e in particolar modo al confine italiano. Con risultati che mettono ancora a nudo l’approssimazione dei governi nell’affrontare la propria politica energetica. E anche la rapacità delle aziende elettriche che pensano solo al profitto a scapito della sicurezza, della salute, delle conseguenze irreversibili di un incidente nucleare. L’organizzazione verde ha commissionato nel maggio 2012 uno studio per un’analisi indipendente dei risultati degli stress test. Uno degli autori di quello studio, il fisico Oda Becker, a distanza di un anno ha prodotto un rapporto intitolato Updated review of EU nuclear stress-tests, che sottolinea come gli stress test abbiano evidenziato l’insufficienza conclamata dei piani di azione nazionale esistenti per fronteggiare eventuali emergenze: “A dispetto di investimenti anche ingenti numerosi aspetti importanti e ben noti non sono stati affrontati e alcune delle questioni che pure sono state affrontate saranno risolte tra anni, lasciando quindi i cittadini europei esposti nel frattempo a rischi”.
L’Italia, che ha il fenomeno dei cinghiali piemontesi inspiegabilmente radioattivi, non deve fare solo i conti col decommissioning delle ex centrali nucleari nazionali, del deposito di Saluggia e del centro pisano del Cisam. Abbiamo vicinissime, infatti, due centrali operative in Slovenia e Svizzera, rispettivamente a Krsko e Muehleberg. Siti pericolosi che minacciano anche la sicurezza italiana per ragioni comuni: i terreni sismici sui quali sono costruite e il pericolo di inondazioni. Poiché la sicurezza degli impianti, in base ai trattati dell’Euratom, è compito esclusivo degli stati dove sorgono, ci vorrebbe un governo italiano capace di fare pressione sui nostri vicini. Infatti i lavori di consolidamento in corso a Krsko non termineranno prima del 2015 e il rapporto mette in dubbio la loro efficacia. Per quanto riguarda la centrale situata a soli 17 km da Berna, ne era già stata prevista la chiusura per il prossimo 28 giugno. Ma il tribunale federale elvetico ha concesso la prosecuzione dell’attività dell’impianto costruito nel 1972 (perciò obsoleto, ndr) con la seguente motivazione “ i problemi di sicurezza non giustificano di porre limiti allo sfruttamento della centrale”. Tuttavia anche il rapporto evidenzia come Muehleberg è in area sismica e soggetta a inondazioni: non ha un adeguato impianto di raffreddamento in caso di emergenza e i lavori per rendere sicure le piscine di raffreddamento del combustibile nucleare non si concluderanno prima del 2017. E’ previsto che le cinque centrali elvetiche siano chiuse entro il 2034: ma con certi tribunali sconcertanti non si sa mai cosa può succedere.


lunedì 15 aprile 2013

ROSSANO ERCOLINI, NOBEL PER L'ECOLOGIA. E UNA LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE "RIFIUTI ZERO"

La provincia di Siena non riesce a raggiungere lo standard minimo richiesto dalla Comunità Europea per la raccolta differenziata pur essendo ai vertici regionali di questa classifica. Eppure solo a un centinaio di chilometri, sempre in Toscana, c’è la località più famosa d’Italia, Capannori in provincia di Lucca, che la sua raccolta differenziata l’ha chiamata “Rifiuti Zero”  e che adesso è diventata una legge d’iniziativa popolare depositata in Corte di Cassazione. Merito di Rossano Ercolini per il quale oggi 15 aprile è stato insignito a San Francisco del «Goldman Environmental Prize 2013», conosciuto da tutti come il «premio Nobel dell'ecologia». “Sono sotto choc” il commento di Ercolini: “sapevo che il mio lavoro era conosciuto e seguito da molti, ma non pensavo che lo fosse anche a livello internazionale”.
goldman prize rossano
Rossano, un insegnante di scuola elementare, ha avviato una campagna di sensibilizzazione pubblica sui pericoli degli inceneritori fin dagli anni Settanta e dato impulso in Italia al movimento nazionale Rifiuti Zero.
La Fondazione Goldman ha voluto premiare Rossano Ercolini, poiché “quando sentì parlare dei progetti di edificazione dell’inceneritore nel suo Comune, ritenne di avere la responsabilità, come educatore, di proteggere il benessere degli studenti e di informare la comunità in merito ai rischi dell’inceneritore e alle soluzioni per la gestione sostenibile dei rifiuti domestici del paese”, come si legge nella motivazione del premio.
Un operatore effettua la raccolta rifiuti del sacco per la tia puntuale
Le politiche sulla raccolta dei rifiuti nel comune di Capannori hanno qualcosa di clamoroso. Se nel 2004, ultimo anno in cui in tutto il territorio si effettuava la raccolta “filo strada”, si mandavano in discarica o a riciclare 30 mila 932 tonnellate di rifiuti, nel 2012, con la raccolta porta a porta, la quantità è scesa a 21 mila 514 tonnellate, con una differenza di 9 mila 418 tonnellate, pari a oltre il 30%. Al contempo è diminuita anche la quantità di rifiuti pro capite prodotti al giorno, che è passata da 1,92 chilogrammi del 2004 a 1,26 chilogrammi del 2012. La quantità giornaliera di rifiuti rsu, cioè quelli non differenziati mandati a smaltimento, è invece passata da 1,21 chilogrammi del 2004 a 0,37 chilogrammi del 2012. Per il prossimo anno è atteso un ulteriore salto di qualità, vista l’introduzione su tutto il territorio (47 mila abitanti, 18.610 famiglie e 2.650 utenze non domestiche come bar, ristoranti e attività commerciali) dallo scorso 2 gennaio della tia puntuale. Si tratta di un sistema di calcolo della “bolletta” basato sul numero di ritiri dei sacchi di colore grigio che contengono i rifiuti non riciclabili, che quindi incentiverà la popolazione a riciclare in maniera più efficiente e produrre ancora meno scarti. L’obiettivo Rifiuti Zero, fa sapere l’Amministrazione comunale di Capannori, è sempre più vicino.
Proprio lo scorso 27 marzo è stata depositata in Corte di Cassazione la Legge d’iniziativa popolare sui Rifiuti zero, che mira a una riforma organica del sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti e si articola attorno a 5 parole chiave: sostenibilità, ambiente, salute, partecipazione e lavoro. Da ieri, e per sei mesi, si raccolgono le firme (ne servono 50mila) a sostegno della proposta di legge, per riportare al centro della discussione politica le proposte virtuose nella gestione dei rifiuti. Per saperne di più: http://www.leggerifiutizero.it/.

CDP E ASTRID, LA LOBBY DEL POTERE DEI SOCIALCOMUNISTI

Una guerra politica romana lontana, eppure così vicina a Siena. Si tratta del rinnovo dei vertici della Cassa Depositi e Prestiti, che ancora oggi è accreditata a diventare il primo socio di MPS appena le condizioni operative lo permetteranno. Al di là di cene secretate nella Rocca con banchieri russi, voci sull’arrivo di Deutsche Bank e quanto altro la fantasia umana riesce a partorire credendo di interpretare segni e segnali. Il ministro dell’Economia, quel Vittorio Grilli che nel 2007 occupava posti di comando da cui doveva vigilare, insieme a Draghi e Tarantola adesso rispettivamente presidente di Bce e Rai, sulle azioni di Mussari e Vigni al Monte dei Paschi è dimissionario come il governo Monti. Eppure si è arrogato il diritto, insieme alle Fondazioni bancarie del politico Guzzetti, di compilare e depositare la lista dei candidati che verrà sottoposta all'assemblea degli azionisti per il rinnovo del Cda, convocata per mercoledì 17 aprile. Confermati i vertici: Franco Bassanini presidente e Giovanni Gorno Tempini amministratore delegato.
Facendo arrabbiare parecchio gli onorevoli del M5S, unici in Parlamento (oltre a Sel) ad aver chiesto un rinvio di 45 giorni per lo svolgimento dell’assemblea di CDP. Secondo la portavoce alla Camera Roberta Lombardi "Il Governo non ha dato motivazioni . Siamo rimasti basiti: per noi il Governo commette un abuso, è un Governo dimissionario, ma quando gli conviene, a fasi alterne". Lombardi aggiunge che la CDP è da considerare la "cassaforte d'Italia" e sostiene che la legge consente "in casi particolari" il rinvio dell'assemblea e contesta la motivazione, resa la settimana scorsa dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, circa l'impossibilità di posporre la data dell'assemblea una volta redatto il bilancio societario. Il centro di potere economico a cui fa riferimento un’area importante del PD attraverso la fondazione Astrid, quella che oltre Bassanini vede in prima fila personaggi come Giuliano Amato, Luigi Berlinguer, Tiziano Treu, lo stesso ministro Piero Giarda (come è piccolo il mondo), Dario Franceschini, Vannino Chiti, Luisa Torchia (Ampugnano e CDP), Augusto Fantozzi, Tania Groppi (CdA MPS), Valerio Onida e Luciano Violante (due dei Saggi di Napolitano), Stefano Rodotà, Linda Lanzillotta (che uscendo dall'Api ha decretato la fine di Rutelli) per tacere di tanti altri non meno importanti.
Una lobby importante che non può perdere la poltrona di comando nella Cassa Depositi e Prestiti, se non a prezzo del declino politico definitivo di una classe di governo di sinistra che vive di politica da troppi anni. Sembra che domani Grilli darà alla Conferenza dei Capigruppo alla Camera (ma in forma non pubblica) i motivi per cui il governo ha deciso di non rimandare l’appuntamento societario, che confermerà Franco Bassanini per i prossimi tre anni alla guida dell’istituto di via Goito a Roma. Gli italiani non devono sapere. Si pensa che il piano industriale di MPS che fra non molto tempo Fabrizio Viola dovrà presentare alle autorità monetarie europee preveda il ritorno all’utile di Rocca Salimbeni nel 2015. Per riconsegnare l’istituto di credito senese, una volta fatto il “lavoro sporco” di tagli e licenziamenti (non ultimi quelli in corso contro i lavoratori delle aziende subappaltanti dell’area informatica) nelle mani dell’area politica social-comunista che ha fatto e disfatto nella città di Siena da diciassette anni a questa parte. Poi ci penserà la leggina ad hoc già in vigore, su semplice richiesta di Alessandro Profumo, a trasformare i Monti bond in azioni dello Stato da conferire alla massima agenzia governativa in campo finanziario. La CDP, appunto.

sabato 13 aprile 2013

BAGNOLI, LA DISCARICA INFINITA

Bene, siamo nella terra dei fuochi, dove incomprensibili abitanti (più avanti detti camorristi) hanno regalato il suolo pubblico e privato alla realizzazione della più grande discarica a cielo aperto del mondo, condannando se stessi e gli altri residenti del territorio alla morte per avvelenamento da inquinamento

si è già cominciato a vedere in zone ampiamente critiche come Acerra e si potrebbe vedere chiaramente in altre se solo si mettessero insieme le evidenze epidemiologiche

si decide di bonificare l'area industriale di Bagnoli, dove sorgevano l'Italsider e l'Eternit

lasciando tutta l'operazione nelle mani dei locali, che hanno ampiamente dimostrato di non essere in grado - per troppi motivi primo fra i quali proprio la Camorra - di effettuare la cosa.

Oggi ci si meraviglia che il disastro si sia moltiplicato, e che i pm napoletani abbiano ottenuto il sequestro dell'area 

«l'interscambio dei ruoli tra controllori e controllati e il conflitto di interessi degli enti pubblici», insieme al comportamento dei soggetti responsabili della vigilanza sulla salvaguardia ambientale hanno determinato «il progressivo scadimento degli obiettivi di bonifica e dei controlli ambientali, causando - secondo l'ipotesi accusatoria - un disastro ambientale». In particolare - sempre secondo l'accusa - gli organismi di vigilanza hanno avallato le scelte procedurali di Bagnolifutura, la società incaricata della bonifica delle aree.
Pare insomma che con i 107 milioni di euro spesi per la bonifica «non solo - scrive l'ansa - è stata solo "virtualmente effettuata" ma ha di fatto "comportato una miscelazione dei pericolosi inquinanti su tutta l'area oggetto della bonifica con aggravamento dell'inquinamento dei suoli rispetto allo stato pre bonifica». Con il provvedimento di sequestro delle aree di Bagnoli per le quali la Procura di Napoli ha ipotizzato il disastro ambientale, il gip del capoluogo campano ha disposto "un dettagliato piano di interventi finalizzato a un'adeguata bonifica e messa in sicurezza" delle aree sequestrate.

Ma dov'è la meraviglia?

ASTRID, UNA DELLE FONDAZIONI DI SINISTRA PIU' FORTI

La discesa dello spread ha favorito la risalita dei bancari, e il Monte dei Paschi, grazie al suo record negativo di titoli di Stato in portafoglio, ne ha beneficiato. Ma senza particolare entusiasmo: quello serve solo a chi deve fare propaganda di un sistema ormai alle corde. Infatti l’azione di Rocca Salimbeni all’inizio del weekend vale 0,189 euro, ancorata ai minimi storici dalla dipartita di Antonio Vigni a oggi, e il +14% di mercoledì non deve impressionare nessuno. Si archivia anche la storia della banca Antonveneta a cui, dopo l’ultima delibera del suo CdA per l’incorporazione, Alessandro Profumo ha dedicato giusto un quarto d’ora a fine marzo, come si legge nel relativo verbale notarile. Così si perdono a Padova due pezzi preziosi del solito sistema, e senza far rumore. Si tratta degli ormai ex Ernesto Rabizzi, presidente, e Francesco Caltagirone Jr, vicepresidente: poltrone inutili e appannaggi risparmiati. L’ex direttore generale Giuseppe Menzi rimarrà al suo posto, come capoarea del Nord-Est che prende appunto il nome di Antonveneta.
Il rinvio a giudizio per il caso Ampugnano di Luisa Torchia, avvocato catanzarese, è una coltellata profonda in pieno petto per la Fondazione Astrid. Tanto che la signora nella mattinata di ieri aveva frettolosamente rilasciato al giudice Gaggelli le sue dichiarazioni, forse nel tentativo di evitare in extremis il rinvio. Luisa Torchia è un’ex consigliere di Cassa Depositi e Prestiti, nonché attuale segretario generale di Astrid, una organizzazione che gira intorno ai suoi fondatori Franco Bassanini, Giuliano Amato, Luigi Berlinguer. E che a seguito di un articolo de Il Sole 24 Ore, è scesa in campo a rinforzo di un articolo di Massimo Mucchini sull’Unità. In cui si chiede di mantenere in carica lo stesso Bassanini come presidente di Cassa Depositi e Prestiti, visto che si paventa, nell’attuale impasse governativa, un blocco dell’operatività della CDP che è il polmone finanziario più importante in Italia in questo momento.
C’è da dire che la gestione Bassanini del risparmio postale, che è il compito principale della CDP, è ottima e lungimirante. Magari il “protetto” dei fondatori di Astrid lo avesse imitato a cominciare dal 2001 quando venne cooptato, da giovane avvocato senza particolari meriti se non quello di “leader degli studenti rossi del Pci-Pds” come ha scritto Marco Alfieri su Linkiesta.it, alla guida della Fondazione MPS. Perché al contrario di quanto affermano sprovveduti cronisti nazionali, di gesta particolarmente significative o di brillante attività forense di Giuseppe Mussari in quell’epoca nessuno a Siena si ricorda. Sembra soltanto un affidabile esecutore a cui il trio dei fondatori di Astrid avrebbe dato il compito di gestire il castello che avevano creato nel decennio precedente. Amato eletto alla Camera dei Deputati a Siena nel 1992, Bassanini eletto al Senato a Siena nel 1996, Berlinguer rettore dell’Università senese fino al 1993 e poi capolista in Toscana alla Camera nel 1994.
Il punto di svolta è nell’applicazione della legge-delega Amato-Carli n. 218 del 1990 che impone la privatizzazione delle banche e la nascita delle fondazioni bancarie. E a Siena la banca c’è, da sempre: è la più antica banca del mondo. Sotto il segno della senesità, una nuova categoria post kantiana dai contorni abbastanza sfumati tra l’immaterialità dello spirito identitario comunale e la durezza del contatto con le “lastre” (il materiale di pavimentazione del centro storico, ndr) si realizza una commistione in cui “si mescolano interessi politici locali, il peso secolare della curia, gli affari dei notabili, la massoneria e le ambizioni della sinistra nazionale. L'intero territorio vive dei denari distribuiti dalla Fondazione e dalla banca, controllate con pugno ferreo dalla politica”. La legge Ciampi del 1998, che toglie al Tesoro la nomina dei vertici operativi  delle fondazioni, consegna tutto il Monte dei Paschi alle logiche del partito, in cui il fronte dei nostri tre uomini politici si scontrerà, nelle vicende Bnl e Unipol, con gli interessi divergenti di altri gruppi interni alla sinistra, ben rappresentati da Fassino, D’Alema, Vincenzo Visco.
Il resto è una storia conosciuta di cui stiamo vivendo l’epilogo. Ma Astrid, che nel CdA di MPS ha operativo il suo membro del comitato scientifico Tania Groppi, guarda al futuro. In effetti tutti gli sforzi compiuti per evitare la nazionalizzazione dell’istituto bancario senese devono arrivare a compimento. Altrimenti il mostro giuridico dei “nuovi strumenti finanziari” fatti ingoiare alle istituzioni di Bruxelles a cosa serve? Prudentemente Bassanini ha declinato più volte la richiesta di entrare pesantemente con CDP nel Monte, forse per paura di incrinare il suo gioiello, forse memore di lotte intestine tra i piddini nazionali e locali, e il continuo aggiornamento del buco dell’istituto gli dà ragione. E’ probabile che si attenda la maturazione dei tempi, che passa attraverso la volontaria estromissione della Fondazione MPS dal un qualsiasi forma di controllo di Rocca Salimbeni e la stabilizzazione delle perdite da scaricare allo Stato. La precisione del ruolino di marcia di Profumo in tal senso è impressionante, si corre il rischio che i cittadini (senesi e italiani) paghino due volte il conto della mala gestione di MPS perché tutto ritorni nelle solite mani. Per questo il rinvio a giudizio di Luisa Torchia è uno stop che rischia di attirare l’attenzione su CDP e Astrid. Potrebbero uscire storie vecchie come quella che vede Linda Lanzillotta, calabrese laureata in lettere con incarichi nella PA, moglie di Bassanini e navigato politico italiano nonché socio fondatore di Astrid e advisor di JP Morgan dal 2001 al 2006, dove era transitato anche Marco Morelli (poi vicedirettore generale di MPS nel 2006): quella stessa banca d’affari che disinvoltamente avrebbe prestato un miliardo di euro a Mussari & C. per completare il finanziamento per l’acquisto di Antonveneta spacciandolo per aumento di capitale. Sotto la pessima vigilanza della Banca d’Italia, un altro capitolo tutto da scrivere.

giovedì 11 aprile 2013

DORIS, LE TASSE E LA GABANELLI ...

344 milioni netti da pagare di tasse eluse o evase. Questa la richiesta dell'Agenzia delle Entrate, che ha contestato a Doris il tentativo di eludere il pagamento facendo operazioni commerciali ritenute fasulle con la controllata irlandese Mediolanum International Funds.

Cara signora Gabanelli (di cui per altro ho grandissima stima): ha idea di quanti scontrini un bar non deve emettere per arrivare alla cifra di 344 milioni? Almeno 688 milioni di caffè serviti ...

Già le prime banche del paese hanno evaso tasse con questi sistemi per miliardi di euro e l'ex presidente Alessandro Profumo di Unicredit deve sostenere un processo penale per ciò. Sembra incredibile che ancora si demonizzi il piccolo commerciante che di deve difendere per pochi euro dal massacro fiscale di Stato e si lascino liberi di arricchirsi pochi per molti miliardi!

L'ERA DEL CINGHIALE RADIOATTIVO

Nel paese dei cinghiali radioattivi (di cui abbiamo parlato solo pochi giorni fa) arrivano altre novità dall’impianto nucleare Eurex di Saluggia, Vercelli. Nella vasca di stoccaggio WP719 (waste ponds), sono state riscontrate almeno due fessure dalle quali fuoriesce liquido radioattivo: sono partiti anche due esposti alle procure di Vercelli e Torino presentate da da Paola Olivero, consigliere comunale di Saluggia, e da Luigi Borasio, sindaco di Verolengo, comune limitrofo a Saluggia. “Eravamo preoccupati prima – spiega Paola Olivero – e lo siamo ancor di più ora che sono state scoperte queste falle dalle quali fuoriesce liquido radioattivo. Il ministero dello Sviluppo Economico tra l’altro ha già dichiarato che, a causa degli elevati livelli di contaminazione nella vasca, fra cui Cesio 137 e Americio 241, si dovrà procedere al recupero del suo contenuto e proseguire il trattamento di liquidi e sedimenti come rifiuti radioattivi, con un sistema dedicato. Non si sa ancora perché il liquido contenuto in questa vasca abbia dei valori di radioattività troppo elevati per essere scaricato nel fiume. La vasca, che ha oltre cinquant’anni, non fu progettata per svolgere la funzione di deposito e stoccaggio, tanto che l’Ispra, in una nota del 9 gennaio scorso, afferma che è in corso una anomalia rispetto alla normale conduzione dell’impianto. E’ altresì collocata in un’area a forte edificazione e transito di mezzi pesanti, che provocano forti vibrazioni, trovandosi nei pressi del cantiere dove stanno costruendo un nuovo deposito nucleare. La vasca si trova lungo il corso del fiume, in prossimità dei pozzi dell’acquedotto del Monferrato che serve oltre cento comuni”.

Chissà cosa ne pensano i grandi scienziati come Chicco Testa e Umberto Veronesi che volevano la seconda era nucleare italiana, e non sono stati capaci nemmeno di immaginare la chiusura della prima. Collegare la radioattività scoperta nelle carcasse dei cinghiali abbattuti nello scorso mese di marzo con la cattiva gestione del sito nucleare di Saluggia sarà ancora più possibile, altro che conseguenze del disastro di Chernobyl come è stato raccontato. Arpa Piemonte – l’Agenzia regionale per la protezione ambientale – assicura che al momento non c’è nessun allarme ambientale; Sogin, responsabile della bonifica della centrale per legge dello Stato, ha segnalato la questione alla prefettura di Vercelli precisando che “i liquidi contenuti nella vasca in questione non vengono scaricati da almeno due anni nella vicina Dora Baltea, proprio perché troppo contaminati”. Sappiamo che la radioattività è dannosa per l’uomo anche sotto i limiti di legge: prima di due anni sversavano tranquillamente nel fiume?
Eppure che Saluggia sia una mezza cloaca è risaputo. Nel marzo 2007 fu rilevata acqua contaminata in un pozzo privato: Arpa scoprì che proveniva dalla piscina Eurex, ma il ministro Pecoraro Scanio non fece nulla.  La stessa Arpa nel 2009 scoprì nell’area una contaminazione che dalla superficie si era propagata nel sottosuolo a due metri di profondità. Nel 2011 ha fatto scalpore una inchiesta realizzata da Le Iene, sul reattore vercellese e il deposito di scorie adiacente. Laura Porzio, responsabile Arpa: “Abbiamo prelevato dei campioni di terreno nella zona circostante e dalle prime analisi pare che la contaminazione sia circoscritta. Stiamo attendendo l’esito di esami più specifici per capire quanto è estesa la contaminazione e se c’è stato l’inquinamento della falda acquifera”. Chissà se i cinghiali sanno riconoscere il cartello di area radioattiva e sanno evitare di entrarci.