L'importante è che la morte ci colga vivi (Marcello Marchesi)

"L'importante è che la morte ci colga vivi" (Marcello Marchesi)

domenica 9 dicembre 2012

GRANDE CAOS NELLA MANCATA ABOLIZIONE DELLE PROVINCE

Nel caos della fine annunciata del governo Monti, non ci si è quasi accorti che una grande confusione legislativa sta riempiendo di emendamenti l’inutile legge sul riordino delle province. Due sono le novità degli ultimissimi giorni, il cambiamento del criterio di accorpamento e la mancata promulgazione del dl riordinativo della materia.  Infatti alla prima commissione affari costituzionali del Senato, presieduta da Enzo Bianco, Pd, ne è stato infatti presentato uno che stabilisce un nuovo criterio per la determinazione del capoluogo. Non più si prenderebbe in considerazione la città più popolosa, per determinare il nuovo capoluogo, ma la provincia più popolosa. Che nel nostro caso sarebbe Siena, che con 270 mila abitanti prevale su Grosseto di solo 228.514 abitanti. Di conseguenza, giusto per rimanere nella Toscana, sarebbe Pisa a prendere il sopravvento su Livorno, in quanto forte di 411mila abitanti contro 343.000 circa presenti nel territorio livornese. L’altra novità, come se non fosse sufficiente è uno studio molto preciso, realizzato dal dipartimento delle Riforme del Ministero della Funzione Pubblica del governo e reso pubblico dall’agenzia Ansa. In questo documento si prevede che dalla mancata conversione in legge del provvedimento, vista la caduta del governo, che oltre ai mancati risparmi, “la lievitazione dei costi a carico di Comuni e Regioni e il blocco della riorganizzazione periferica dello Stato”. Ovvero, esaminando il punto di vista operativo, il blocco della legge  comporterà “un periodo di incertezza per l’esercizio di funzioni fondamentali per i cittadini come la manutenzione delle scuole superiori e strade, la gestione rifiuti e la tutela idrogeologica e ambientale”. Un marasma in cui, in assenza di una regolamentazione della materia, la politica potrebbe sguazzare in difesa dei propri privilegi. La previsione del documento è, infatti, che“I perimetri e le dimensioni delle province resterebbero quelli attuali  (mancata fine di 35 province) e verrebbe meno l’individuazione delle funzioni ‘di area vasta’ come funzioni fondamentali delle province, sicché le province restano titolari di sole funzioni di indirizzo e coordinamento”. Da cui deriverebbe che “le Regioni dovranno emanare entro la fine di quest’anno leggi per riallocare le funzioni tra Comuni e Regioni medesime. Non potendo allocare le attuali funzioni provinciali a livello comunale, trattandosi per l’appunto di funzioni di area vasta e quindi di livello sovracomunale, ciò comporterà – affermano gli esperti – tendenzialmente la devoluzione delle funzioni alle Regioni con conseguente lievitazione dei costi per il personale (il personale regionale costa più di quello provinciale e comunale) e la probabile costituzione di costose agenzie e società strumentali per l’esercizio delle funzioni”. E se“le Regioni non provvedessero, lo Stato dovrà intervenire in via sostitutiva, quindi bisognerà valutare Regione per Regione come riallocare le funzioni ora esercitate dalle province”. Inoltre, “le Regioni hanno delegato alle province numerose funzioni proprie: a questo punto le deleghe dovrebbero essere ritirate”. Nel rapporto si fa notare che il mancato riordino delle Province “si riflette sulla riorganizzazione dell’amministrazione periferica dello Stato e sui risparmi alla stessa collegati. Infatti, gli uffici periferici dello Stato sono organizzati tendenzialmente su base provinciale e il loro mancato riordino quindi rende problematica l’attuazione della riorganizzazione degli uffici periferici”. C’è da ricordare che è in atto un ricorso alla Corte Costituzionale: il decreto Salva-Italia è stato impugnato, per cui “se la Corte dovesse accogliere i ricorsi, le province avrebbero tutte le funzioni attuali (e non solo quelle di area vasta) e non sarebbero nemmeno ridotte di numero. Naturalmente – ci tengono a sottolineare i tecnici del governo – un rischio di incostituzionalità grava anche sul decreto in esame sotto il profilo della forma e del procedimento usati per il riordino”. Grande caos della politica sotto il cielo: se si volevano ottenre ottimizzazione e risparmi per la Pubblica Amministrazione, bastava semplicemente eliminare tutte le province e mandare a casa una pletora di amministratori succhia soldi. Invece con questi pasticci all’italiana si è fatta una guerra mettendo tutti contro tutti per non combinare nulla.



1 commento:

  1. ma guarda che è proprio vero, conosco una persona che continua a cambiare posto di lavoro, e non ha lavoro, da un ente all'altro in attesa di sistemazione...

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