L'importante è che la morte ci colga vivi (Marcello Marchesi)

"L'importante è che la morte ci colga vivi" (Marcello Marchesi)

domenica 19 maggio 2013

COME E' FACILE AGGIRARE LA BANCA D'ITALIA, CONSOB E ANTITRUST

L’ultimo scandalo del Monte dei Paschi di Siena, che racconta di domenica Il Fatto Quotidiano, è apodittico perché rivela un’altra irregolarità compiuta per nascondere il fatto che la banca non aveva la capacità di acquistare Antonveneta truccando da quel momento sistematicamente i conti per nascondere i buchi. Buchi nei quali personaggi riferibili all’Area Finanza, la cosiddetta “Banda del 5%” si sarebbe infilata per procacciarsi indebiti guadagni senza che nessuno potesse scoprire come stavano veramente le cose. Perché questa gente allontanava chi, all’interno della banca, fosse in grado di scoprirle e circondandosi di yesman privi di qualsiasi competenza. Ma lo è perché rivela anche come le leggi del nostro ordinamento siano somiglianti a quelle di una Repubblica delle banane, dove chi è al potere può tutto senza doverne subire le conseguenze, in totale deresponsabilizzazione.
Il Fatto ci dice nel 2009 la banca deve dimostrare, all’ispezione attesa per il 7 dicembre, di aver portato la raccolta dei clienti al limite del 58% in provincia di Siena, contro il 70% fin lì detenuto, in ossequio alle prescrizioni dell’Antitrust seguite all’affare combinato col Santander. Essendo in difetto, si organizza con l’aiuto della Fondazione, conti correnti e travasi si soldi che vanno da Siena a Roma per tornare dopo l’ispezione. Lo scoprono i magistrati, perché all’epoca stanno quindi già intercettando le telefonate degli uomini ai vertici di MPS, che proseguono ignari a mestare nella poltiglia affaristica che hanno creato. La Magistratura avrebbe chiesto “ragguagli alla stessa Banca d’Italia, specificando che quei movimenti erano sicuramente da mettere in relazione con la necessità di MPS di adempiere entro il termine del 30 novembre 2009 (poi prorogato al 31 maggio successivo) all’obbligo di ridurre la quota di mercato dei depositi detenuta nella provincia di Siena. La Banca d’Italia risponde che tutto sembra regolare, ma facendo riferimento solo ai movimenti dei soldi da una città all’altra, di per sé normali. A quanto pare i magistrati non avrebbero informato gli ispettori di palazzo Koch e l’Antitrust delle intercettazioni agli atti, che, all’apparenza, darebbero alle stesse operazioni la luce particolare dell’ostacolo doloso alla vigilanza”.
Ma se Banca d’Italia, Consob e Antitrust si possono prendere in giro in questa maniera, vuol dire che leggi e regolamenti sono estremamente vacui e lassisti, più adatti a un corpo dirigenziale che li deve plasmare come plastilina alle proprie necessità di potere, deresponsabilizzando il malcapitato di turno che deve firmare e validare le ispezioni fasulle che vengono ordinate da Palazzo Koch. E come poi interpretare la decisione della Magistratura di non avvertire la Banca d’Italia che le operazioni messe in atto, come riferisce il Fatto, da Attilio Di Cunto, Marco Parlangeli, Lorenzo Biscardi? Oltre alla segretezza di indagini ancora in corso, non si potrebbe avvertire il timore che da Roma a Siena ci potesse essere un travaso di notizie per mettere in guardia i vertici di Rocca Salimbeni? Un ultimo aspetto inquietante è la coscienza che la Deputazione potesse o meno avere riguardo alla conoscenza di certe operazioni che venivano compiute. Non tanto per le operazioni in sé, quanto per il fatto che dalle intercettazioni risulterebbe che l’ente controllato dalla Fondazione ordinava e Palazzo Sansedoni controllante eseguiva gli ordini. Un inversione di ruoli in linea con il comportamento che, fin dall’acquisizione di Antonveneta, la Deputazione ha sempre mantenuto nei confronti di Mussari e della banca. E che ne sancisce l’inadeguatezza: quando se ne andranno via dalle poltrone in Via Banchi di Sotto, sarà sempre troppo tardi.

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