L'importante è che la morte ci colga vivi (Marcello Marchesi)

"L'importante è che la morte ci colga vivi" (Marcello Marchesi)

sabato 13 ottobre 2012

IL COCCODRILLO DI FUKUSHIMA

Nello scorso luglio la Tepco si era dichiarata responsabile del disastro combinato avvenuto nella sua centrale nucleare di Fukushima-Daichi l’11 marzo 2011. Ieri, 12 ottobre 2012, la stessa compagnia elettrica ha emesso un documento-comunicato (Fundamental policy for the reform of the Tepco Nuclear Power Organization) con cui spiega i motivi.gli impianti oggetto del disastro, alla faccia della mitica organizzazione nipponica, NON erano a norma. Clamorosa inversione di atteggiamento da parte dell’azienda, la più grande compagnia elettrica giapponese, ma nonostante questo già praticamente fallita senza il sostegno obbligato del governo (solo l’impossibilità di far mancare il controllo tecnico alle centrali nucleari in funzione è buona ragione per non chiudere la società). Il documento, che tutti possono leggere, contiene affermazioni di grave responsabilità: Ripensando all'incidente, il problema è stato che non erano stati compiuti preparativi. Avremmo potuto prendere misure necessarie valutando precedenti tsunami? Sarebbe stato possibile fare qualcosa per adottare misure di sicurezza più vincolanti. C'era una paura latente di una chiusura fino alla messa in opera di quelle misure draconiane di sicurezza (pag. 7)”.La Nuclear Reform Special Task Force che ha redatto il documento spiega anche che  la Tepco temeva che gli sforzi di ammodernamento delle centrali per proteggerle da incidenti gravi come quello che si è poi verificato scatenassero sentimenti anti nucleari. Fino a ieri, contrariamente a quanto sostenuto da organizzazioni antinucleariste ed esperti mondiali, la compagnia elettrica aveva sempre sostenuto che l'impianto di Fukushima era ben preparato tanto per l’evento catastrofico, quanto per la gestione della crisi. Ora si ammette di aver sempre saputo che sarebbero stati necessari dei miglioramenti, comporta tanti il blocco temporaneo dei reattori e della produzione di energia elettrica, con rilevantissimi danni economici agli azionisti e ricadute politiche contro il governo e il mondo politico in generale che aveva scelto il nucleare come motore dello sviluppo economico del paese fin dagli anni ‘50. “Il rimorso è ancora più profondo” scrive adesso la Tepco che esprime determinazione a “non permettere che un grave incidente accada, non importa a fronte di quale situazione” visto che hanno ancora da salvare l’impianto gemello di Fukushima 2 e una terza centrale da un’altra parte del Giappone. Rifugiandosi ancora una volta dietro ad altri “errori nucleari” del passato umano, con la volontà di “comunicare al mondo la lezione imparata a Hiroshima”. La morale che si può trarre da tutta questa storia, a cui si devono aggiungere un anno e mezzo di omissioni e bugie propalate dal governo giapponese per nascondere ai suoi cittadini per primi e al resto del mondo la reale gravità dell’accaduto dell’ 11 marzo 2011, è che l’avidità umana non ha confini e, con ragionamenti scientifici, arriva anche a negare il pericolo in nome del profitto e dell’arrivismo carrieristico dei suoi protagonisti nelle imprese industriali. Situazioni in cui si riesce a esporre milioni di persone a rischi nucleari continui, o a lasciare che i 250.000 abitanti dell’area vasta di Taranto siano rimasti privi di protezione sanitaria per tanti decenni, come accaduto con l’Ilva, come se non si sapesse dei miliardi spesi dai tedeschi per mettere in sicurezza le proprie acciaierie, come non si conoscesse la letteratura mondiale medica sull’argomento, per i danni che ha già provocato nei paesi avanzati come Gran Bretagna e USA e che oggi si ripetono in Cina e India. Tepco fa gravissima ammissione di colpa, anche per salvare il suo business, altro che …

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