L'importante è che la morte ci colga vivi (Marcello Marchesi)

"L'importante è che la morte ci colga vivi" (Marcello Marchesi)

domenica 24 febbraio 2013

IMMOBILI PRIVATI, DEBITI PUBBLICI: IL PATRIMONIO DEI DS

L’amico (o compagno?)  Alessandro Profumo, quando da presidente di Unicredit acquisì la proprietà di Capitalia (2007) da Cesare Geronzi si accollò ben volentieri i debiti che il partito DS si trascinava dietro dalla fine della lunga storia del Partito Comunista Italiano, e che era già stato ristrutturato nel 2003 proprio da Geronzi per la Banca di Roma e da Massimo D’Alema (allora presidente Ds) e Ugo Sposetti (ancor oggi tesoriere)per conto del partito che, pur non esistendo sul piano politico, ha ancora una sede a Roma. Il complicato e intricato giro di fondi, liquidi e immobili è stato ricostruito da Stefano Feltri sul Fatto Quotidiano andando a spulciare i conti dei Ds. Nel 2007 (era il 14 ottobre, meno di un mese – 8 novembre - prima che Mussari annunciasse l’acquisto di Antonveneta) la nascita del Pd consigliò prudentemente a Ds e Margherita di non mettere insieme il patrimonio dei due partiti, forse temendo che il nuovo soggetto potesse durare poco, e comunque il Pd non ha ereditato debiti pregressi.
Poi con la caduta di Profumo e l’arrivo in Unicredit di Federico Ghizzoni la situazione cambia: il 24 giugno 2012 la banca chiede indietro 29 milioni di euro (più gli interessi e le spese) e l'annullamento delle donazioni di un immobile di Bergamo alla fondazione Gritti Minetti e di un appartamento a uso ufficio (con annesso magazzino) a Udine alla Fondazione per il Riformismo nel Friuli Venezia Giulia. Feltri racconta che si sarebbero mosse analogamente anche le altre banche creditrici del partito. Efibanca rivuole 24 milioni di euro e Intesa 13,7 milioni. “Nel complesso gli ex diessini devono saldare la bellezza di 176 milioni di euro, a cui vanno ad aggiungersi fior fiore di interessi. Tanto che sarebbero già stati pignorati 30 milioni di euro in rimborsi elettorali che il partito non ha ancora ricevuto” si legge nel report.
“Gli immobili sono stati posti fuori dal perimetro del partito, lontano dagli artigli dei creditori” prosegue Feltri parlando di fondazioni create apposta per prendere in carico case del popolo e proprietà donate da militanti “e sul debito una provvidenziale legge del 14 luglio 1998 (governo Prodi), ritoccata da un decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri nel febbraio 2000 (quando, guarda caso, a Palazzo Chigi c’era D’Alema): la garanzia statale pensata per i giornali sovvenzionati che dovevano incassare contributi da Palazzo Chigi veniva estesa anche a “soggetti diversi dalle imprese editrici concessionarie”. Se le banche non riescono ad avere indietro gli immobili dei Ds, insomma, i loro debiti li pagheremo noi contribuenti”.
In tutta chiarezza dobbiamo dire che non si evince dalle ricerche di Feltri che i Ds abbiano debiti in corso con la banca Monte dei Paschi di Siena. La cosa potrebbe risultare degna di controllo per la magistratura senese che sta indagando nei conti di Rocca Salimbeni anche per scoprire cosa si nasconde dietro il “credito facile” che veniva concesso agli amici dei banchieri che hanno preceduto Profumo alla guida dell’istituto bancario. Crediti facili come quelli concessi a Brand Manangement per l’acquisto dei marchi della Mens Sana Basket o quelli concessi a B&W Communication per quelli della Robur 1904, ad esempio. Certo la grande pazienza verso il debitore e il buon lavoro svolto da Profumo in Unicredit devono aver inciso positivamente nella scelta di Ceccuzzi (sindaco PD nel 2011-12) a volere la nomina del banchiere genovese nell’aprile 2012 in MPS. Alla faccia della politica fuori dalla banca, ovviamente.   

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