L'importante è che la morte ci colga vivi (Marcello Marchesi)

"L'importante è che la morte ci colga vivi" (Marcello Marchesi)

domenica 24 febbraio 2013

LA PROSSIMA VITTIMA DI MPS E' UNICOOP FIRENZE

All’assemblea straordinaria del Monte dei Paschi per autorizzare i 6,5 miliardi di aumento di capitale necessari a poter sottoscrivere i Monti bond ha brillato per la sua assenza. Dopo aver attivamente partecipato al CdA di Rocca Salimbeni dal 2006 a oggi ricevendo compensi, per il periodo 2006-10 pari a euro 622.000,00 (fonte un dossier curato da Renato Brunetta, ndr), Turiddo Campaini,  73enne presidente di Unicoop Firenze, ha pensato probabilmente che andare a sentire le critiche di tanti anni di acclarata mala gestione della banca senese non fosse per lui cosa piacevole. Ma che la faccenda puzzasse ormai di bruciato l’aveva capito lo scorso dicembre, quando prima di Natale ha rinunciato alla poltrona di Vice Presidente, per rimanere però consigliere. Se ne è accorto anche Il Sole 24 Ore che qualche domanda gliel’ha voluta porre.
“Tutte le strade di Unicoop Firenze portano a Siena” scrive Giuseppe Oddo “Il colosso toscano della grande distribuzione organizzata non è solo un importante azionista del Monte dei Paschi, con il 2,7% del capitale, ma anche tra i suoi maggiori clienti. La sua finanza gira intorno a piazza Salimbeni. Sui suoi conti correnti presso il Monte convergono sia la maggior parte degli incassi dei supermercati – 2,4 miliardi di giro d’affari nel 2012, pari a oltre 7 milioni al giorno – sia il prestito sociale ovvero il denaro raccolto nel tempo tra i 250mila soci della cooperativa per finanziarne lo sviluppo. Le coop sono infatti, con le banche, le uniche imprese autorizzate alla sollecitazione del pubblico risparmio. Il prestito sociale di Unicoop Firenze, che alimenta il conto n° 64.508 di Banca Monte dei Paschi, sfiora i 2,650 miliardi ed è investito in attività finanziarie, per lo più titoli e quote di fondi comuni d’investimento. Il conto presenta un saldo annuo nell’ordine di qualche milione.
Il 90% dei ricavi delle vendite transita invece per alcuni conti operativi del Monte, che presentano depositi nell’ordine di svariate decine di milioni e “pronti contro termine” che possono superare i 250 milioni. Il restante 10% confluisce su istituti come Banca di San Miniato e Carifirenze. Questo polmone di liquidità serve per pagare i fornitori entro 60 giorni dalla consegna della merce. È una massa imponente di denaro che fa di Unicoop Firenze, con i suoi quasi 8mila addetti, uno dei fulcri dell’economia del territorio oltre che uno strumento di potere e di consenso legato a filo doppio al Pd”. Campaini sarebbe stato, poi, uno dei protagonisti dell’opposizione alla scalata Unipol su Bnl perché “avrebbe posto la cooperazione toscana in condizioni di subalternità rispetto a quella emiliano-romagnola”. E si che sul fronte opposto ci sarebbero stati pezzi da novanta come D’Alema e Fassino. Il presidente Unicoop è uomo dunque ben addentellato nel mondo della politica che sfuma nella finanza e la partecipazione in MPS un ingranaggio fondamentale del consenso politico a Siena.
Ma il problema è che sui consumatori-soci-finanziatori di Unicoop Firenze pesa lo spettro di 400 milioni di euro di perdite: sono la minusvalenza su quel 2,7% di azionariato Monte dei Paschi pagato un tempo a caro prezzo e oggi crollato di oltre il 90% del suo valore proprio per le scelte condivise del manager fiorentino con i vari Mussari e Vigni. Anche nel regime autarchico delle cooperative vige il principio del silenzio rassegnato? Perché la voglia di finanza d’assalto non è finita in rocca Salimbeni: Oddo scrive “Accanto a centinaia di milioni impiegati in bond sovrani come Bot, Cct e BTp, ve ne sono altri investiti in titoli a lunga e a lunghissima scadenza, acquistati prima del crollo dei mercati finanziari, che potrebbero rivelarsi illiquidi o comunque di difficile realizzo. A parte i 30 milioni di obbligazioni Fresh emesse da Bank of New York, convertibili in azioni Mps, di cui abbiamo già scritto (Il Sole-24 Ore del 15 febbraio 2013), c’è un elenco di titoli in scadenza nel 2017, nel 2018, nel 2019, nel 2020 e nel 2049 i cui valori di carico andrebbero analizzati con attenzione e adeguati a quelli di mercato. Tra questi ricorrono emissioni di Lehman Brothers, Merril Lynch, Royal Bank of Scotland, Banco Sabadell, Banca Italease, Banca Carige, Banca delle Marche, UniCredit, Intesa Sanpaolo, Bpu, titoli strutturati, covered bonds e altri prodotti dal profilo di rischio elevato”. Segue elenco troppo lungo da pubblicare … “La domanda è perché una società cooperativa come Unicoop Firenze che gestisce supermercati e si occupa della vendita di generi alimentari e di consumo impiega il risparmio dei soci, tra cui quello di molti anziani pensionati, in attività di questa natura. Lo scopo del prestito sociale era di consentire alle cooperative (che non possono emettere bond e operare come una società di capitale) di avere un proprio canale di finanziamento, indebitandosi verso i soci. La finanziarizzazione snatura la funzione del prestito sociale, esponendo queste aziende a rischi che nulla hanno a che fare con il loro oggetto sociale”. Il presidente Campaini avrà certamente molti motivi per essere amareggiato, ma di avvicendamenti sulle poltrone dell’Unicoop Firenze non se ne parla nemmeno.

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