L'importante è che la morte ci colga vivi (Marcello Marchesi)

"L'importante è che la morte ci colga vivi" (Marcello Marchesi)

lunedì 22 aprile 2013

LA POLITICA E LA BANCA SENESE 2

“Il Pd fa il Pd, le banche fanno le banche” DISSE bERSANI. Una precisazione di Profumo, magari, ci starebbe bene, ma il silenzio è d’oro. Affaccendati sulle primarie cittadine nemmeno dai candidati delle primarie dei democratici è arrivata una qualche smentita. Grillo però potrebbe essere più preciso nelle accuse di inciucio che salvano MPS. Potrebbe farlo raccontare a qualche suo onorevole, così da evitare per se stesso e per i giornalisti gli strali della querela, visto che le opinioni dei parlamentari sono insindacabili e protette dall’immunità perenne. Quello che la combine istituzionale avrebbe salvato, tra i tanti salvataggi del sistema politico intrecciato italiano, è la supervisione del Partito Democratico sulla banca così che D’Alema e Bassanini possano dormire sonni più tranquilli nell’attesa che Alessandro Profumo scopra le carte dell’aumento di capitale, di cui si glisserà nella prossima assemblea del 29 aprile.
Il 10% della forza lavoro di Rocca Salimbeni è già uscito dai libri paga e ancora c’è da realizzare la complessa partita delle esternalizzazioni. Il contributo degli incolpevoli dipendenti, che dal basso delle loro stanze nemmeno potevano immaginare le ardite costruzioni dei derivati Alexandria e Santorini  che si edificavano nell’Area Finanza, è chiaro e pesante compreso la decurtazione di stipendi. Ma una azienda di 28.000 persone merita attenzione come una Fiat o deve essere massacrata come l’industria chimica che fece grande Raul Gardini? Già “lasciatela fallire” non è un concetto che nel mondo sembra facilmente applicabile ai grandi istituti di credito. MPS non è andata in default da nazionalizzazione (più o meno mascherato dai monti bond) per la sua cattiva gestione interna. E’ scoppiata per tutti gli intrecci politici e burocratici che, fin dal governatore Fazio che voleva difendere l’italianità delle banche a costo di finire condannato a due anni e mezzo di galera, hanno manovrato per fini che con l’esercizio della professione bancaria niente hanno a che vedere. E che il conto lo hanno scaricato allo Stato nel tentativo di mantenere la presa sull’istituto.
Emblematico ieri sera a Report il contributo di Profumo che cercava di smarcarsi dalla evidenza di essere stato il grande elettore di Mussari all’Abi per ben due volte. Anche quando sarebbe stato opportuno, di fronte ai miliardi del passivo del bilancio 2011, che l’avvocato calabrese fosse messo in naftalina. In cambio ne ha preso, (casualmente?) il posto. Mezze risposte per negare la complessità del rapporto fra i due e i personaggi che, dall’alto dei loro incarichi romani, benedicevano gli avvicendamenti mentre a Siena si continuava a raccontare la favola della senesità del Monte, che non c’era mai stata e di cui gli esponenti senesi erano solo il paravento. La dottoressa Buscalferri ha ammesso che forse la Deputazione di Palazzo Sansedoni potrebbe essere accusata di  incompetenza. Reato per cui non sono previste pene, ma lo scarico della responsabilità verso chi l’ha nominata. Però entro fine mese questa Deputazione è cocciuta nel voler fare una riforma del suo statuto, riforma che sarà da incompetenti e su questo, visti i risultati dell’ultimo bilancio, siamo tutti d’accordo. Grillo, che ha una forza politica consistente e innovativa, dia sostanza al suo j’accuse. Blocchi questa azione che contribuirà a trasferire ad altri, ma sempre della stessa area degli attuali amministratori, il controllo della banca e del territorio. La Deputazione che verrà avrà i titoli per farlo, visto che i candidati a sindaco dovranno spiegare prima del voto come intendono agire e quali figure mettere al posto di Mancini & C. Perché è ormai chiaro che JP Morgan ha aiutato Mussari e Vigni nell’imbrogliare i mercati e gli organi di vigilanza sul famoso finto aumento di capitale riservato del 2008. Senza il quale MPS non avrebbe potuto pagare Santander, ingannando anche la Fondazione: senza acquisto non si sarebbe svenata una prima volta. Mancini non agisce, e il sospetto che fosse al corrente di tutto è legittimo. Da vittima a complice, però, è una storia tutta da verificare prima di scriverla. Chissà dai documenti conservati in Palazzo Sansedoni cosa risulta.     

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