L'importante è che la morte ci colga vivi (Marcello Marchesi)

"L'importante è che la morte ci colga vivi" (Marcello Marchesi)

mercoledì 13 marzo 2013

A COSA SERVE IL CDA DI UNA BANCA?

Fino ad oggi le responsabilità del Consiglio di amministrazione della banca Monte dei Paschi di Siena nel periodo 2006-2012 sono state ignorate dai media e, apparentemente, anche dalle indagini giudiziarie. Per questo anche dalla conferma della custodia cautelare in carcere per Gianluca Baldassarri il focus si è concentrato più sui vari Mussari, Vigni e per fino la banda del “5%”: sul complesso degli amministratori non si sono levate voci o insinuazioni. Tuttavia il Gip di Siena Ugo Bellini scrive che aver nascosto agli organi di vigilanza "la interconnessione esistente tra la operazione Alexandria e la 'structured repo' con Nomura", fa risultare "alterata e non correttamente rappresentata al mercato la struttura e la finalita' della stessa, determinando al contempo seri interrogativi circa l'impatto sulla situazione economica, finanziaria e patrimoniale della banca e di riflesso sulla correttezza dei dati di bilancio resi pubblici al mercato dal 2009 ad oggi".
"Bilanci falsi?" è la domanda del lettore attonito.
Non contento, il Gip spiega che si tratta di "reato proprio, che deve pertanto essere realizzato dagli amministratori, direttori generali, dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari, dai sindaci e liquidatori di società o enti o chiunque sia comunque sottoposto per legge alle autorità pubbliche di vigilanza. A questo proposito la condotta tipica dell'occultamento 'con altri mezzi fraudolenti' e' senz'altro riferibile agli intranei Mussari e Vigni i quali fin dal 7 luglio 2009, partecipando alla conference call con Nomura" avevano in pratica "fornito conferma di attuazione della ristrutturazione del veicolo Alexandria sulla base degli schemi in precedenza discussi e preparati da Baldassarri". Corre voce che nel 2010 Antonio Vigni riscosse un bonus di 800.000 euro, per la chiusura in positivo del bilancio 2009, ottenuta grazie ai trucchi contabili di Alexandria.  E la Fondazione un dividendo sulle sue azioni di risparmio, (mente quelle ordinarie rimanevano a zero utili) allontanando di un anno l’esplosione del bubbone e dando la colpa alla cattiva congiuntura economica.
Spiegando la questione, ci sembra di aver capito che gli amministratori fossero a conoscenza dello stato di crisi che le operazioni finanziarie passate e presenti avevano provocato – il sasso nello stagno era appunto l’affare Antonveneta – e avessero affidato a Baldassarri il compito di predisporre le contromisure finanziarie a qualunque costo. Il sindaco revisore Di Tanno, piazzato in Rocca Salimbeni, si dice, dal socio Caltagirone non ricorda “se un'informativa su questo punto sia mai stata portata in consiglio”. Ma sa che “varie discussioni sul tema Alexandria ci furono, anche se non formalizzate”. Torniamo su un punto di cui avevamo parlato lo scorso gennaio. Secondo Report, che ha copia del documento di Audit n. 460 del 2009 che “vede” Alexandria e ne segnala i rischi reali e potenziali, la situazione è già degenerata: “si fa esplicito riferimento a «un eccessivo ricorso a consulenze esterne» così come alla necessità di potenziare la registrazione delle telefonate nelle sale operative dove i contratti si chiudevano troppo spesso al cellulare, quindi impedendo l'effettuazione dei controlli”. Il Cda del 14 gennaio 2009 scrive che sia necessario prevedere un «nuovo assetto organizzativo» dell'area finanza del Gruppo. Perché Baldassarri non riscuoteva più la fiducia degli amministratori? Da notare che, nonostante con quel verbale qualcuno potrebbe asserire di aver messo le mani avanti, il responsabile dell’area finanza è stato lasciato al suo posto fino all’arrivo di Viola che in un mese l’ha cacciato.

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