L'importante è che la morte ci colga vivi (Marcello Marchesi)

"L'importante è che la morte ci colga vivi" (Marcello Marchesi)

domenica 10 marzo 2013

IL MONDO AL CONTRARIO, MPS INSEGNI

Un tizio di nome Marco Imarisio ha pubblicato un articolo oggi sul Corriere della Sera:  

http://ilsensodellamisura.files.wordpress.com/2013/03/corrsera8marzo2013.pdf

senza capo né coda in cui ci sembra voglia far credere che il capo della comunicazione della banca MPS David Rossi si sia suicidato per colpa dei blog cattivi che scrivevano male della banda di dissennati che ha distrutto una banca dalla storia plurisecolare.

A parte il trascurabile fatto che era tutto vero, ovviamente, visti i risultati. 

"C'eravamo così tanto odiati che neppure la morte apre uno spiraglio alla compassione umana" scrive a proposito del fatto che siccome il Rossi è morto, uno si debba dimenticare tutte le prevaricazioni di anni. Imarisio avrà chiesto ai bloggers se davvero "odiavano" il Rossi? (con me non lo ha fatto) E ci saprebbe raccontare quando l'esponente della banca gli avrebbe confessato di "odiarci"?

"Ascheri (uno dei blogger con nome e cognome che ha subito querele e danneggiamenti, ndr) almeno ci mette la faccia. Gli altri blog, altrettanto duri, in alcuni casi insultanti, sono tutti anonimi, anche se in città quasi tutti sanno chi c'è dietro, non sono disponibili al mea culpa, anzi (contraddizione: sono anonimi o si sa chi sono? velata minaccia "de che?"). Simone Bezzini, presidente della Provincia, esponente di quel Pd senese alle prese con scossoni locali e nazionali, parla di un «clima di odio» che è in città è stato coltivato «anche attraverso il vergognoso utilizzo dell'anonimato» continua l'articolista.

Mica che a Imarisio gli sfiorasse il fatto che tutte le contestazioni fatte dai blogger dicessero solo la verità come poi gli avvenimenti hanno ampiamente dimostrato: quisquilie, d'altra parte il Corriere della Sera è in gravi difficoltà finanziarie e abbisogna dell'aiuto di Stato concesso attravero i partiti politici.

Questo il dato di fatto fondamentale che però non si deve nemmeno accennare, caro disinformatore. Di quale mea culpa dovrei rendermi disponibile?

Il caro sig. Rossi ben si è guardato dal replicare in nome del CdA che ha comprato Antonveneta alle contestazioni che venivano mosse. anzi silenzio assoluto e speriamo che passi tutto liscio. Aveva un gruppo di lavoro ("ufficio stampa") che si leggeva i post dei bloggers nella speranza di trovare un errore di forma -che sulla sostanza non potevano intervenire- un periodo ipotetico declinato con leggerezza all'indicativo che permettesse di sporgere querela con i soldi della banca.

Ci ha colpito la pietistica retorica di una certa Gaia Tancredi. La signora scrive per il Corriere di Siena, la massima espressione del regime pubblicitario locale. Questo quotidiano negli ultimi 5 anni ha pubblicato per il novanta per cento dei casi articoli che riguardavano il Monte dei Paschi di Siena che provenivano esclusivamente dall'ufficio stampa della banca. Mai una critica, mai un corsivo. Le dimissioni di Mussari dall'Abi? Relegate nelle pagine interne in trafiletti. La morte di Rossi? Nemmeno degna del lancio sulle locandine delle edicole come notizia principale. L'arresto di Baldassarri? sorvoliamo ...

http://ilsensodellamisura.files.wordpress.com/2013/03/corrsiena8mar2013.pdf

La signora Tancredi scrive di blog offensivi, ben lungi da entrare nel merito delle cosiddette "accuse". Si rifugia nella foglia di fico del danno di immagine per Siena:
"Dispiace leggere commenti intrisi di tanto risentimento, dispiace per la famiglia che li leggerà, dispiace per l'immagine che alcuni
senesi rimandano all'esterno: una, città incapace di raccogliersi in silenzio nel momento del dolore e di riflettere su se stessa, facendosi qualche sano esame di coscienza."

Risentimento? Il mio personale è solo verso gli estensori degli ignobili articoli come questo che si inventano un risentimento verso la vicenda umana di una persona che ha compiuto un gesto estremo.

E senza nemmeno chiedermi un'opinione sulla cosa prima di andare in stampa!

Ovviamente la disinformazione del regime pubblicitario ha bisogno proprio di questo, di raccontare quello che non c'è, di immaginare l'inverosimile: io cito loro, loro lanciano accuse generiche senza citare nessuno.

La delazione con nome e cognome, la velina con le gambe, la falsità assunta a persona protetta dal regime. Ma cervello spento.


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