L'importante è che la morte ci colga vivi (Marcello Marchesi)

"L'importante è che la morte ci colga vivi" (Marcello Marchesi)

venerdì 29 marzo 2013

LA POLITICA RUBA LA BANCA ALLA CITTA': IL CASO DA MANUALE MPS

Dalla legge Amato (n.218 del 1990) fino a qualche mese fa nessuno si era preoccupato del fatto che la Fondazione MPS rimanesse fuorilegge fino ad oggi, detenendo una partecipazione in banca Monte dei Paschi non concessa alle fondazioni. Ora che Rocca Salimbeni è nell’occhio del ciclone per i danni causati dalla pessima gestione Mussari, il progetto rimasto nelle mani del partito che per troppi anni ha deciso carriere e stipendi, indirizzo di controllo e gestione delle risorse umane è quello di trasferire a sé stesso il controllo della banca, ma in una veste nuova. Il piano è complesso, ma l’azione di varie componenti volgono verso quel risultato. Il presidente dell’Acri Guzzetti, navigato politico di lungo corso, viene mandato in avanscoperta denunciando l’illegalità di Palazzo Sansedoni, che nel frattempo e senza pressione giudiziaria ma a causa degli sbagli di gestione, scende dal 54 al 34% dell’azionariato MPS. Ma Guzzetti nulla ha da dire sulla Fondazione Carige, che controlla oggi, secondo Borsa Italiana, il 44,06% dell’omonimo istituto e che quindi vive lo stesso peccato della Fondazione senese. L’azione dell’Acri verso quale obiettivo corre? Verso il rispetto della legge o verso il tornaconto politico del momento? Tra l’altro Carige, alle prese con la dismissione di asset “non strategici” e le esigenze di ricapitalizzazione, sta cercando di non copiare la parabola negativa di Monte dei Paschi di Siena.
Il Presidente “Alessandro Profumo, non ha mai fatto mistero di essere arrivato a Siena per spazzare via il controverso legame tra la politica locale e la governance su cui poggia l'istituto di credito di Rocca Salimbeni” scrive MF che aggiunge “in un incontro che l'ex numero uno di Unicredit avrebbe tenuto nei giorni scorsi con la Deputazione, ossia con l'organo di governo della Fondazione, Profumo avrebbe sollecitato a una scelta tra mantenere un ruolo di rilievo (seppur minoritario) nel capitale dell'istituto e difendere strenuamente le ragioni di bottega del localismo. Palazzo Sansedoni, quindi, dovrà accettare il cambiamento diluendosi parzialmente nel capitale di Mps, per far spazio a nuovi potenziali azionisti. Per favorire questo passaggio, Profumo avrebbe anche ricordato ai deputati della Fondazione la necessità di cancellare quanto prima il limite del diritto di voto al 4% nella banca. Questa misura, infatti, renderebbe Mps molto più appetibile agli investitori e favorirebbe l'auspicata trasformazione degli assetti societari”.
L’incontro tra Profumo e la Deputazione è rimasto per giorni un gran segreto per la città. L’uomo nominato dalla politica alla guida della banca e la Deputazione più politicizzata che mai sia stata nominata (tanto che avrebbe proposto un nuovo statuto perché di nominati come loro non ce ne siano più) avrebbero nel loro cuore due importanti novità: quella di un nuovo socio forte (e nulla ci può vietare di pensare che nella testa di Profumo ci sia già un nome designato che aspetta la maturazione dei tempi giusti) e quella di una nuova governance in Palazzo Sansedoni “dando spazio, da un lato, senza la loro prevalenza, agli Enti territoriali storicamente designanti e, dall’altro, alle diverse realtà locali, pubbliche e private, radicate sul territorio senese, e portatrici di interessi meritevoli di “rappresentanza”, nonché alle realtà di livello nazionale ed internazionale che abbiano rilevanza strategica per il nostro territorio”.
Evidente pensare a un socio forte che dia il benservito a Profumo sia insultare l’intelligenza dell’ex presidente Unicredit. Quindi da un lato la presa politica sulla banca verrà mantenuta intatta, così come Profumo la controlla attualmente in piena comunione con i soggetti politici (Mancini e Bezzini, naturalmente) referenti. Dall’altra, questi soggetti “territoriali e locali, pubblici e privati” sono descritti con natura giuridica così incerta che nel loro elenco potrebbe rientrarci a giusto titolo “l’Archivio dell’Udi della Provincia di Siena”. Proprio quella associazione che, nata nel 1987 “con lo scopo di conservare la memoria di un’epoca in cui migliaia di donne erano state protagoniste di lotte emancipazioniste che avevano profondamente modificato la loro condizione e profondamente inciso nel tessuto di tutta la società senese”,  si erge a nuovo soggetto politico locale proponendo al PD il prossimo candidato sindaco. Legittimare la presenza di associazioni e di enti “controllati” nella formazione della Deputazione serve precipuamente allo scopo di lasciare intatto il potere che il partito locale detiene da sempre: tanti piccoli segnali portano in questa direzione. Il colpo di acceleratore di Profumo è chiarissimo. Bisogna fare presto, prima che arrivino nuovi soggetti politici portatori di istanze differenti che possano sfilare ai gestori attuali il controllo del gioco. E della Banca.

Nessun commento:

Posta un commento