COME FACESSERO I CINESI A SOSTENERE QUEI TASSI DI SVILUPPO A DOPPIA CIFRA SENZA, PER CONTRALTARE, SCONTARE LA RIVALUTAZIONE DELLA PROPRIA MONETA. CRESCIUTO NEGLI ANNI SETTANTA, QUANDO L'INFLAZIONE E LA SCALA MOBILE ERANO LE FORMIDABILI ALLEATE PER LA CONTINUA SVALUTAZIONE DELLA LIRA CHE MANTENEVA COMPETITIVE LE NOSTRE ESPORTAZIONI, MI CHIEDEVO QUALE MARCHINGEGNO AVESSO ESCOGITATO I CINESI.
IN UN ALTRA STORIA MI CHIEDEVO DOVE CAVOLO PRENDEVA A DEBITO I SOLDI GEORGE W, BUSH IN PRESTITO PER FARE LE GUERRE! CHI POTEVA ESSERE COSI' DEFICIENTE DAL METTERE A RISCHIO LA PAX INTERNAZIONALE E PERMETTERE AL GUERRAFONDAIO AMERIKANO (ANCHE PER L'EXTREMISTA DI CENTRO SEMBRA ORMAI CHE COSI' PASSERA' ALLA STORIA DOUBLE VU) ...
Nel 2007, la Cina ha costituito il China Investment Corporation, un fondo d'investimento sovrano con una dotazione di 200 miliardi di dollari attivo sul mercato azionario; il primo investimento del neonato fondo è stato l'acquisto del 10% del gestore di private equity[1] Blackstone, cui ha fatto seguito l'investimento da 5 miliardi di dollari nella banca Morgan Stanley. Questo fondo dispone di ingenti riserve di valuta estera, grazie al notevole surplus commerciale della Cina: le riserve, finora investite in gran parte in titoli del tesoro USA, sono ininterrottamente cresciute fino a raggiungere i 1.810 miliardi di dollari a luglio 2008 (erano circa 500 milioni di dollari a fine 2004).
Dal luglio 2005, la Cina ha permesso una rivalutazione della sua valuta rispetto al dollaro Usa. Negli ultimi due anni il rapporto Yuan/USD è passato da 8,3 circa (livello mantenuto stabile per un intero decennio!) all’attuale 6,834 (UIC del 17-10-2008) praticamente stabile da luglio 2008, con una rivalutazione complessiva della moneta cinese di oltre il 17 per cento in tre anni. http://www.adusbef.it/download.asp?Id=6803&T=1
Per anni l’amministrazione Bush ha condotto una battaglia solitaria per costringere Pechino ad apprezzare lo yuan. E non c’è da stupirsi se per anni il Dollaro è stato tanto debole: una forte domanda di beni statunitensi, promossa dalle politiche di Pechino, aveva fatto scendere inesorabilmente i tassi di interesse USA, deprezzandone la moneta. Insomma gli Stati Uniti pagavano il miracolo economico cinese, e i cinesi, dal canto loro, sostenevano la global sharing del debito statunitense, che gli USA sono abituati a far pagare agli altri.
Ora il gioco si è rotto. I cinesi sono preoccupati che i loro investimenti in US securities perdano valore (parliamo sempre di un trilione di dollari), almeno quanto lo sono i giapponesi. Entrambi non venderanno le US securities nelle loro mani in breve tempo. Pechino ha tutto l’interesse a che la locomotiva USA riparta. E’ probabile che il governo cinese continui, per contro, a investire negli USA soprattutto ora che il mercato del know how finanziario statunitense è cosi a buon mercato, come suggerisce Li Dao-kui dell’università di Tsinghua. Una cosa è certa: Pechino ha imparato la lezione e verrà il tempo degli asian bond. E non dovremmo aspettare a lungo.
PACCHE SULLE SPALLE ALL'AMICO BUSH E BARZELLETTE PER TUTTI!
ti giuro, mi gira la testa..
RispondiEliminaciao Lex
mandiamogli la cgil... poi vedi come si danno una calmata...
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